Aleksanadr Vucic vince le elezioni in Serbia, lo stesso giorno della vittoria in Ungheria di Viktor Orban. Vince il Polupismo e soprattutto vincono due alleati di Putin.
Aleksandar Vucic riconfermato presidente
Aleksandar Vucic presidente in carica della Serbia, vince le elezioni. Al risultato dell’Ungheria quindi si associa quello della Serbia. Il presidente in carica, vince al primo turno le elezioni presidenziali del suo Paese con il 60% dei voti. Insieme alle presidenziali in Serbia si è votato anche per il parlamento e le amministrative, Belgrado, la capitale, era una delle città al voto.
Il nuovo Parlamento
Il Partito progressista serbo (Sns) di Vucic vince con il 43% dei voti, subito dopo il gruppo di opposizione Uniti per la vittoria della Serbia, come in Ungheria al 13%. Il Partito socialista serbo, alleato di lunga data di Vucic al terzo posto con l’11,6%i. La destra Nada (Speranza per la Serbia) e Moramo (Dobbiamo) il 5,5%, i Verdi il 4,3% dei voti. Nonostante la vittoria Aleksanadr Vucic non ottiene la maggioranza assoluta dei voti in parlamento di duecentocinquanta seggi, dovrà quindi necessariamente governare creando una coalizione.
Pandemia e Guerra in Ucraina
“Pace e stabilità”, è lo slogan con il quale Vucic ha convinto i serbi a credere ancora una volta in lui. L’elezione chiaramente è stata condizionata dalla guerra in Ucraina e la difesa contro la Pandemia Sars Covid-19. Si era cominciato con i temi più sentiti dalla popolazione, lotta alla corruzione e alla criminalità. La guerra invece ha non solo rubato la scena ma, caratterizzato notevolmente il voto, il conflitto è a poca distanza dai confini serbi. Chiaramente Vucic ha approfittato delle tensioni emotive che il conflitto ha creato per la probabilità di un estensione della guerra nei balcani.
Serbia e Ungheria
Il voto in Serbia con la vittoria di Aleksanadr Vucic, quello ancora più importante di Viktor Orban in Ungheria, preoccupano e non poco l’Unione Europea. Chiaramente i due leader del populismo slavo hanno giocato la carta della politica dei due forni: “Di qua con l’Europa, di là con la Russia”. Questa dicotomia, se il conflitto non dovesse cessare, addirittura inasprirsi, se non ampliarsi, metterebbe in seria difficoltà e imbarazzo l’Europa e il Patto atlantico. Il primo risultato della vittoria populista in Serbia.
L’effetto domino
il contraccolpo in Bosnia Erzegovina, già si muovono tendenze filoseparatiste. I serbi che abitano quella parte di ex Jugoslavia, alleati di Putin, scalpitano e davvero una nuova tensione sul territorio bosniaco sarebbe pericolosissima. I serbo-bosniaci della Repubblica Srpska, il loro leader Milorad Dodik, separatisti filorussi. La Bosnia Erzegovina come l’Ucraina? I riflettori della comunità internazionale sono rivolti alla guerra in Ucraina, ma non bisogna distrarsi da altri fronti e l’ex Jugoslavia già ci regalò con Milosevic una guerra all’insegna della “Pulizia etnica”.
L’effetto domino
Bisogna subito evitare un effetto domino, perché sono tanti i mercenari sparsi in Europa e al soldo di Vladimir Putin, pronti a mettere benzina sul fuoco a pochi in un Europa che solo da qualche settimana comincia a rialzare la testa su piano internazionale. La guerra deve essere fermata ad ogni costo e prima possibile, soprattutto perché il populismo di per se è la miscela peggiore che si possa immaginare.
di gianni bianco