Charlie Watts e il suo kit Gretsch con l’inseparabile china al contrario.
Ciao Charlie!
Watts, oh Charlie Watts: credevamo potessi essere immortale, come tutti gli Stones! In realtà eri umano esattamente come tutti noi (forse anche di più). Charlie Watts, dall’alto dei suoi 80 anni, lascia al mondo della musica quelle che sono le basi della batteria rock nata nei lontani anni ’60. Tra lui e Ringo non si è mai capito chi sia quello più bistrattato. Sicuro è che senza di loro non staremmo parlando di musica così come la conosciamo.
Charlie Watts e gli Stones.
Anche se nel 1964, anno dell’omonimo disco della band inglese, l’unico vero inedito era “Tell Me”, la nuova verve musicale applicata al blues americano la si mastica tranquillamente in tutte le cover partendo dalla celeberrima “Route 66” di Bobby Troup. E’ Out of Our Heads del 1965 che consacra definitivamente la band. Proprio quel rullante in battere per tutta la durata di “Satisfaction” porta la band alla consacrazione mondiale.
Charlie Watts e il jazz.
Tanto rhtyhm & blues, ma Charlie Watts da quel tocco swing che ha prediletto durante tutta la sua carriera. Ha infatti militato nei Rocket 88 di Ian Stewart, il tastierista storico con quale fondò gli Stones insieme a Jagger, Richards, Brian Jones e Bill Wyman nel 1963. Anche se considerato poco rock da molti detrattori, il tocco preciso e il suo essere al servizio della band, han fatto sì che batteristi come Bill Ward e Ian Paice seguissero questa scia. Sicuramente non ricordato per i fill virtuosi, peculiare era il suo quasi accarezzare i piatti quando occorreva un accento più marcato. Spiazzante è l’ingresso di “Start Me Up” del disco Tattoo You (1981) in cui sembra quasi parta in errore invertendo cassa e rullante.
Watts e la musica moderna.
Talmente vintage e al contempo fresco risulta il suo sound nell’album A Bigger Bang del 2005, che segnò il loro ritorno sulle scene in pompa magna dopo 8 anni lontani dagli studi di registrazione. Ciò non ha fatto male alla musica in un’epoca segnata dal digitale e dalle numerose sovraincisioni che rendono artefatto quasi ogni opera sia immessa nel mercato discografico.
Ringo Starr, ultimo paladino.
Sicuramente Charlie Watts non resta impresso ai più a differenza di Mick Jagger e dei due estrosi chitarristi, ma proprio questo fa di lui un musicista originale nel suo ambito. Non ci resta che Ringo Starr, amato e odiato: i Rolling Stones sono ormai tre e avranno Steve Jordan dietro le pelli a completare la sezione ritmica col bassista Darryl Jones, onnipresente dall’uscita di Wyman. Che Charlie possa tenervi ancora insieme anche da lontano!
Charlie Watts e il suo kit Gretsch con l’inseparabile china al contrario.
Ciao Charlie!
Watts, oh Charlie Watts: credevamo potessi essere immortale, come tutti gli Stones! In realtà eri umano esattamente come tutti noi (forse anche di più). Charlie Watts, dall’alto dei suoi 80 anni, lascia al mondo della musica quelle che sono le basi della batteria rock nata nei lontani anni ’60. Tra lui e Ringo non si è mai capito chi sia quello più bistrattato. Sicuro è che senza di loro non staremmo parlando di musica così come la conosciamo.
Charlie Watts e gli Stones.
Anche se nel 1964, anno dell’omonimo disco della band inglese, l’unico vero inedito era “Tell Me”, la nuova verve musicale applicata al blues americano la si mastica tranquillamente in tutte le cover partendo dalla celeberrima “Route 66” di Bobby Troup. E’ Out of Our Heads del 1965 che consacra definitivamente la band. Proprio quel rullante in battere per tutta la durata di “Satisfaction” porta la band alla consacrazione mondiale.
Charlie Watts e il jazz.
Tanto rhtyhm & blues, ma Charlie Watts da quel tocco swing che ha prediletto durante tutta la sua carriera. Ha infatti militato nei Rocket 88 di Ian Stewart, il tastierista storico con quale fondò gli Stones insieme a Jagger, Richards, Brian Jones e Bill Wyman nel 1963. Anche se considerato poco rock da molti detrattori, il tocco preciso e il suo essere al servizio della band, han fatto sì che batteristi come Bill Ward e Ian Paice seguissero questa scia. Sicuramente non ricordato per i fill virtuosi, peculiare era il suo quasi accarezzare i piatti quando occorreva un accento più marcato. Spiazzante è l’ingresso di “Start Me Up” del disco Tattoo You (1981) in cui sembra quasi parta in errore invertendo cassa e rullante.
Watts e la musica moderna.
Talmente vintage e al contempo fresco risulta il suo sound nell’album A Bigger Bang del 2005, che segnò il loro ritorno sulle scene in pompa magna dopo 8 anni lontani dagli studi di registrazione. Ciò non ha fatto male alla musica in un’epoca segnata dal digitale e dalle numerose sovraincisioni che rendono artefatto quasi ogni opera sia immessa nel mercato discografico.
Ringo Starr, ultimo paladino.
Sicuramente Charlie Watts non resta impresso ai più a differenza di Mick Jagger e dei due estrosi chitarristi, ma proprio questo fa di lui un musicista originale nel suo ambito. Non ci resta che Ringo Starr, amato e odiato: i Rolling Stones sono ormai tre e avranno Steve Jordan dietro le pelli a completare la sezione ritmica col bassista Darryl Jones, onnipresente dall’uscita di Wyman. Che Charlie possa tenervi ancora insieme anche da lontano!
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