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sabato, Dicembre 9, 2023

COVID -19: il nuovo mondo

Le scene di morti negli ospedali della Lombardia e del Veneto e il corteo di camion dell'esercito che ne conseguì a Bergamo le scene peggiori, da peste medievale.

Tra defunti e non nati 430mila cittadini in meno in Italia, in pratica ci siamo bruciati l’intera città di Firenze. Quando arrivarono le prime notizie riguardo alla pandemia, era il periodo che precedeva il Natale 2019. In pochi avremmo immaginato cosa sarebbe realmente accaduto. Scoppiato nella città di Whuan in Cina, il virus si propagò presto in tutto il pianeta, colpendo anche l’Italia. Il caso del primo contagio italiano di un ragazzo di ritorno proprio dalla Cina. Dopo due cittadini cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma infetti da Coronavirus a gennaio. Soprattutto il dramma delle città di Vó Euaganeo in Veneto e di Codogno nel lodigiano in Lombardia.

Da poco tempo era passato il Natale, il capodanno, arrivò febbraio. Mese freddo e ventoso, eravamo inermi, senza difese, senza mascherine, amuchina, alcool. Soprattutto le terapie intensive che cominciavano a non reggere l’urto di un’invasione. Il “Lockdown“, il coprifuoco perpetuo, tutti in casa, invecchiati e soli. Incollati al televisore o allo smartphone a leggere e a scandire uno slogan “#IoRestoaCasa“, dalla mattina alla sera, la notte era surreale. Come dimenticare i continui appelli?

Le conferenze stampe di Conte con i soloni della sanità italiana del Ministero della salute e i famigerati “Dpcm” acronimo di “Decreto del Presidente del Consiglio“, insieme agli interventi di sindaci e presidenti di regione. Una propaganda continua, di altri tempi. Le scene di morti negli ospedali della Lombardia e del Veneto e il corteo di camion dell’esercito che ne conseguì a Bergamo le scene peggiori, da peste medievale.

Un serpente di mezzi dell’esercito pieno di “senza nomi“, non un solo familiare ad accompagnarli nell’ultimo percorso di vita. Arrivò la santa Pasqua, giusto un anno fa, il vento e il freddo accompagnarono la benedizione di Papa Francesco il 23 marzo 2020. Un momento solenne, toccante e la frase: ” Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”. È passato un anno, abbiamo raccolto quell’invito, quell’esortazione? In estate pensavamo fosse tutto finito, concluso.

Le spiagge affollate, gli aperitivi, le discoteche, al ritorno di nuovo i contagi, in particolare dalla Sardegna, i primi di una lunga serie. Intanto i governanti si accalcavano sotto gli ombrelloni per chiedere voti mentre gli elettori il mese successivo si assembravano ai seggi per votarli. Risultato? Punto e a capo. Siamo oggi di nuovo durante il periodo Pasquale, le parole di Papa Francesco sono state ancora una volta inascoltate. Ognuno per conto suo e già galleggiano i primi scandali, le solite ruberie.

Sono nate da allora le zone rosse, arancio, gialle o bianche, le limitazioni, più o meno rispettare. Il clima è davvero da conflitto bellico e spesso ci interroghiamo su chi sia il vero nemico, il virus o la paura del futuro, di come cambierà questo mondo. Speriamo passi e quando accadrà, riflettiamo ancora una volta su ciò che abbiamo vissuto e come siamo cambiati. Possiamo solo augurarci che i giovani dimentichino e questo accadrà di certo. Le persone mature, non avremo il tempo di dimenticare, avremo l’obbligo di riflettere e raccontare ciò che è stato e speriamo ciò che non accadrà mai più.

di Luigi Eucalipto

Tra defunti e non nati 430mila cittadini in meno in Italia, in pratica ci siamo bruciati l’intera città di Firenze. Quando arrivarono le prime notizie riguardo alla pandemia, era il periodo che precedeva il Natale 2019. In pochi avremmo immaginato cosa sarebbe realmente accaduto. Scoppiato nella città di Whuan in Cina, il virus si propagò presto in tutto il pianeta, colpendo anche l’Italia. Il caso del primo contagio italiano di un ragazzo di ritorno proprio dalla Cina. Dopo due cittadini cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma infetti da Coronavirus a gennaio. Soprattutto il dramma delle città di Vó Euaganeo in Veneto e di Codogno nel lodigiano in Lombardia.

Da poco tempo era passato il Natale, il capodanno, arrivò febbraio. Mese freddo e ventoso, eravamo inermi, senza difese, senza mascherine, amuchina, alcool. Soprattutto le terapie intensive che cominciavano a non reggere l’urto di un’invasione. Il “Lockdown“, il coprifuoco perpetuo, tutti in casa, invecchiati e soli. Incollati al televisore o allo smartphone a leggere e a scandire uno slogan “#IoRestoaCasa“, dalla mattina alla sera, la notte era surreale. Come dimenticare i continui appelli?

Le conferenze stampe di Conte con i soloni della sanità italiana del Ministero della salute e i famigerati “Dpcm” acronimo di “Decreto del Presidente del Consiglio“, insieme agli interventi di sindaci e presidenti di regione. Una propaganda continua, di altri tempi. Le scene di morti negli ospedali della Lombardia e del Veneto e il corteo di camion dell’esercito che ne conseguì a Bergamo le scene peggiori, da peste medievale.

Un serpente di mezzi dell’esercito pieno di “senza nomi“, non un solo familiare ad accompagnarli nell’ultimo percorso di vita. Arrivò la santa Pasqua, giusto un anno fa, il vento e il freddo accompagnarono la benedizione di Papa Francesco il 23 marzo 2020. Un momento solenne, toccante e la frase: ” Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”. È passato un anno, abbiamo raccolto quell’invito, quell’esortazione? In estate pensavamo fosse tutto finito, concluso.

Le spiagge affollate, gli aperitivi, le discoteche, al ritorno di nuovo i contagi, in particolare dalla Sardegna, i primi di una lunga serie. Intanto i governanti si accalcavano sotto gli ombrelloni per chiedere voti mentre gli elettori il mese successivo si assembravano ai seggi per votarli. Risultato? Punto e a capo. Siamo oggi di nuovo durante il periodo Pasquale, le parole di Papa Francesco sono state ancora una volta inascoltate. Ognuno per conto suo e già galleggiano i primi scandali, le solite ruberie.

Sono nate da allora le zone rosse, arancio, gialle o bianche, le limitazioni, più o meno rispettare. Il clima è davvero da conflitto bellico e spesso ci interroghiamo su chi sia il vero nemico, il virus o la paura del futuro, di come cambierà questo mondo. Speriamo passi e quando accadrà, riflettiamo ancora una volta su ciò che abbiamo vissuto e come siamo cambiati. Possiamo solo augurarci che i giovani dimentichino e questo accadrà di certo. Le persone mature, non avremo il tempo di dimenticare, avremo l’obbligo di riflettere e raccontare ciò che è stato e speriamo ciò che non accadrà mai più.

di Luigi Eucalipto

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