Dream Theater – A View From the Top of the World.
Disco prodotto dal chitarrista John Petrucci, A View from the Top of the World con i suoi 7 brani è la conferma del grande livello musicale e artistico raggiunto dai Dream Theater. Registrato nel Dream Theater Heartquarter di New York, l’album è composto da lunghi brani, riff importanti e grandi melodie.
La genesi del disco.
Relegato il cantante LaBrie nella madrepatria Canada durante la pandemia, il quintetto ha cominciato a scrivere a distanza usando Zoom, tramite i monitor. Le prime idee sono nate nel tour precedente dove la band ha riportato live per intero il loro capolavoro del 1999 Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory. Il tema di fondo è proprio nella titletrack “A View From the Top of the World” che ha dettato il tono al resto del disco: parlare delle persone che, per ottenere ciò che vogliono, decidono di mettersi in gioco correndo dei rischi. Inoltre non è un caso che la copertina del disco simboleggi questa visione dall’alto del mondo.
I brani.
“The Alien”.
Ecco come parte il disco: l’opentrack è un ottimo biglietto da visita. Il testo è stato scritto da LaBrie, ispirato da un video che gli ha segnalato il figlio che parla di un pensiero del filantropo miliardario Elon Musk. La parte musicale è partita da una demo del batterista Mike Mangini che ha scritto qualche anno fa per esercitarsi.
“Answering the Call”.
E’ nato da una progressione di accordi di Petrucci e da il vero slancio a quello che è il clou del disco.
“Invisible Monster”.
Brano che parla della depressione, è formato da una struttura armonica stupenda ed equilibrata creata da Petrucci.
“Sleeping Giant”.
Sembra una colonna sonora di un film nel quale Petrucci e il tastierista Jordan Rudess si inseguono in un fraseggio che ne da ricchezza e profondità. E’ nato su un minipiano di Rudess con un suono molto particolare e in questo brano LaBrie, spesso criticato per le sue esibizioni live, è commovente.
“Trascending Time”.
LaBrie cerca di interpretare con una sensibilità particolare questo brano, che suona come un commosso tributo agli immensi Rush con le influenze degli Yes.
“Awakeing the Master.”
E’ stato creato quasi appositamente per John Petrucci e la sua chitarra a 8 corde. Pertanto risulta all’orecchio molto cupo e duro. Inoltre è l’unico brano il cui testo è stato scritto dal bassista John Myung.
“A View From the Top of the World”.
La titletrack è di un’epicità fuori dal comune ed è una summa delle caratteristiche della band. Nato sempre da un’idea di Mangini, in quest’ultimo Rudess suona un Minimoog vintage associato a dei software all’avanguardia che gli hanno permesso di registrare delle grandi orchestrazioni di fiati e archi.
Il lascito dei Dream Theater.
Ancora dopo 30 anni di carriera e nonostante l’assenza di Mike Portnoy alla batteria dal 2010, i Dream Theater non smettono di stupire l’ascoltatore. In particolare il loro prog metal, seppur prolisso e tecnico, è aiutato da una spiccata bravura nelle parti melodiche. Insomma per quanto si possa criticarli, sono sempre un passo avanti e questo è fuori discussione. Inoltre, mai poco ispirata, la band americana si fa forte anche delle collaborazioni esterne dei suoi membri che sono sempre attivi sul piano compositivo ed artistico. Ad esempio questo disco è uscito in un momento in cui soprattutto Jordan Rudess e John Petrucci sono stati coinvolti in molto progetti paralleli. Tuttavia la ricercatezza dei suoni è maniacale.
I Dream Theater domani.
Mentre il suo occhio da una strizzata al passato, il disco guarda al futuro con rispetto e il risultato comunque è un’opera che sprigiona passione e divertimento. In conclusione si va avanti e i Dream Theater pure, consapevoli del loro ruolo nella musica mondiale che possono tranquillamente guardare dall’alto!
francesco moccia
– https://www.annotizie.it/musica-le-note-che-ribollono-sulla-lava-del-vesuvio/
Collegamenti utili:
– https://dreamtheater.net/
– https://www.facebook.com/dreamtheater
– https://en.wikipedia.org/wiki/Dream_Theater