Elezioni Amministrative 14-15 maggio 2023. A guardare i risultati vincono i Sindaci e le loro coalizioni, il resto è niente.
Una sola parola viene alla mente nel valutare le elezioni amministrative del 14 e 15 maggio: “Grazie, bravi, bis, continuate cosi”. A guardare una scheda elettorale, di qualsiasi comuni al di sopra dei quindicimila abitanti, ci si accorge del marasma politico che viviamo. I partiti nazionali, da destra a sinistra, passando per il defunto M5S, sono spesso surclassati, se non addirittura assenti dalla competizione.
L’elezione dei sindaci non è una cosa che interessa i partiti nazionali nella maggior parte dei casi. Finte primarie e finti congressi, benedizioni nazionali si traducono in divisioni, lotte, risse, se non addirittura “faide”. Tutto ciò è sempre frutto di una legge elettorale, parlo delle elezioni politiche alla Camera e al Senato, che sta erodendo l’impegno politico.
Al parlamento sono scelti candidati decisi a Roma, lontani dai territori, basterebbe guardare i cappelli di lista dei partiti alle elezioni del 2022 per comprendere cosa accade . Chiaramente a pagare di più il ridimensionamento del numero di parlamentari sono state le grandi città, Napoli su tutte.
La Città metropolitana partenopea è la più grande del sud dell’italia, la terza in Italia, conta tre milioni e mezzo di abitanti. Se si dovesse rispettare il numero di elettori, la sola Napoli assorbirebbe la maggior parte dei collegi alla Camera e al Senato. Ad acuire il problema, i cappelli di lista spesso di candidati estranei ai territori.
Meno parlamentari, grazie al referendum e a farne le spese i rappresentanti locali, mentre gli eletti nei collegi “ampi“, sono sempre più estranei al territorio. La frittata è fatta. I candidati scelti dalle segretarie nazionali, gli eletti, tra “pesi e contrappesi “, equilibri e faide interne ai partiti, sempre gli stessi.
Purtroppo non c’è un solo gruppo politico nazionale contrario all’attuale legge elettorale, sarebbe da sciocchi, ci mancherebbe altro. La distanza tra la politica nazionale e i comuni, aumenta sempre si più e mentre al parlamento sono seduti comodamente tra privilegi e stipendi faraonici, i sindaci devono fare i conti con il territorio. L’allerta meteo ha accompagnato le Elezioni amministrative 2023, da nord a sud, dal nord al Sud.
Erano 18 le città votò nella città metropolitana di Napoli. Sono andate al voto: Boscoreale, Casamicciola Terme, Cercola, Cicciano, Cimitile, Forio d’Ischia, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Ottaviano, Palma Campania, Pollenza Trocchia, Pomigliano d’Arco, Qualiano, Quarto, San Vitaliano, Sant’Agnello, Scisciano, Torre del Greco.
I risultati definitivi regalano una politica frammentata, spesso identitaria di liste civiche di difficile geografia, intrise di rappresentati di destra e sinistra. Vittorie al primo turno a Qualiano, Boscoreale, Ottaviano, Cicciano, Grumo Nevano, Russo a Pomigliano d’Arco, il resto ai ballottaggi. Qualche sindaco ha già vinto, c’è chi dovrà attendere il ballottaggio.
Unica vincitrice, ancora una volta, come da un po’ di anni avviene: l’astensione. Da 30% al 50%, questi sono i dati impietosi della forma di partecipazione attiva al voto in Italia. Se poi vogliamo scendere nel dettaglio, il dato è ancora degno di maggiori attenzioni perché erano elezioni amministrative.
In alcune città il numero di elettori è garantito dall’ampio numero di candidati. La cosa è davvero preoccupante se a garantire la legittimità di un voto è il numero esagerato di candidati. A Roma guarderanno distrattamente i dati elettorali, non sono più una cartina di tornasole degli umori degli elettori. In tanti non sanno che siamo già in campo per le prossime elezioni, parlo delle Europee. Nel 2024 saranno rispolverati i simboli nazionali, si muoveranno da Aosta a Trapani di nuovo i big: ” the show must go in”.
gianni bianco