Emergenza siccità in Italia oggi, nel mondo da anni, ma è solo dovuto ai cambiamenti climatici?
Emergenza siccità, davvero sembra non trovare pace questo mondo. Prima la Pandemia, poi la guerra, oggi, ad accompagnare o nostri giorni: l’emergenza siccitá. Sono anni che l’africa vive l’avanzamento del deserto del Sahara verso le aree umide. Lo stesso accade in Asia, in Sudamerica, nelle aree pacifiche degli Usa e nel continente australiano. l’Europa è da sempre l’area più ricca di acqua, le uniche zone secche di trovano in Italia (Puglia – Sardegna – Sicilia).
L’Acqua copre il 70% della superficie terrestre, ma solo il 2,5% è dolce, il resto è mare. In Italia la percentuale e molto differente, si potrebbe ribaltare. La cosa davvero incredibile è sapere oggi che il Nord è interessato dal fenomeno della mancanza d’acqua. Eppure quella parte d’Italia ha la più grande catena montuosa d’Europa, le Alpi. Fiumi e laghi in abbondanza ne determinano una concentrazione di risorse idriche senza eguali.
Allora perché manca l’acqua? C’è di sicuro una differenza climatica con il passato che scioglie i ghiacciai, la maggiore riserva naturale di acqua. Poca neve e pioggia oppure bufere e nubifragi che causano solo disastri. Di sicuro scelte sbagliate a livello idrogeologiche, la metà dell’acqua non arriva ai rubenetti. Si potrebbe utilizzare l’acqua non potabile con impianti in casa a osmosi, per depurarla.
L’Italia è, per morfologia, è un territorio colmo di acqua, bastasse ricordare che è circondata dal mare per un’ampia parte del suo perimetro. Eppure i governanti sembra non se ne siano accorti. Le Alpi e gli appennini sulla zona continentale, catene montuose in Sardegna e Sicilia, di conseguenza una miriade di fiumi, torrenti, ruscelli, laghi e stagni. Davvero l’acqua non c’è più?
Si scopre, dai dati degli esperti, che il 40%,, quasi la metà, si butta via in condotte fatiscenti. Le autobotti per l’emergenza sono in giro in Lombardia, Piemonte e Veneto. In Sicilia il fenomeno esiste da anni ma li è la Mafia a gestire acqua pubblica e privata, comprendete perché esiste un’emergenza da mezzo secolo.
Se recuperassimo almeno il 30% dalla dispersione dovuta a condotte fatiscenti, l’Italia non avrebbe più disagi o li ridurrebbe notevolmente. Il problema investe anche e soprattutto l’economia. Senza acqua non si irrigano i campi, si ferma la produzione di cereali, gli allevamenti, la produzione di latte e casearia. L’emergenza siccità è reale, esiste.
Allora perché non immaginare l’utilizzo di acque reflue da depurare per l’irrigazione; la desalinizzazione del mare per le isole e la Puglia, una penisola circondata al 100% dal mare. Soprattutto distinguerle condotte di acqua potabile dalle non potabili. Lo spreco che ne facciamo di acqua è assurdo, basti pensare alle industrie ma anche nelle nostre case, l’auto si lava con acqua potabile.
“Le risorse economiche non ci sono “, questa la risposta laconica della politica negli anni, da sempre. Contestualmente si è privatizza l’acqua vendendo questo patrimonio ai “privati”, si sono creati i “Bacini idrogeologici“, carrozzoni politici e occupazionali, come gli A.T.O. (ambiti territoriali ottimali). Lasciamoci alle spalle il passato, ci hanno sguazzato tutti. Il presente oggi invece ci riserva una quantità enorme di risorse economiche proveniente dal “Recovery fund“.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza si riempie già di progetti ma perché, vista l’emergenza, non pensare all’acqua? Rifacimento della rete idrica, sdoppiamento dell’utilizzo tra potabile e non potabile, desalinizzazione dell’acqua del mare, acque reflue rese pulite attraverso impianti per l’irrigazione. Ai problemi seguono le soluzioni, di chiacchiere ne abbiamo ascoltate troppe.
Si difenda il bene più prezioso: “l’oro bianco”, non è una scelta ma un obbligo, altro che crisi del gas, sarà una catastrofe. Aspettiamo pazienti, ma mai rassegnati, vedremo come affronterà il problema il governo. Oggi è un’emergenza, domani rappresenterà un dramma non solo ambientale ma soprattutto economo. Si corra ai ripari, di tempo ce n’è davvero poco.
di Emilia Bianco