Genitori separati, tra le misure adottate dal governo a favore di chi e in difficoltà economica, dieci milioni di euro in loro sostegno. Materia spesso controversa quella delle separazioni, dove le ragioni dell’uno o dell’altro terminano con una sola condizione “il disagio economico“. Un bonus da ottocento euro, contenuto all’interno del decreto legislativo 41/2021, a favore per questa categoria sociale. La somma è il massimo che si potrà ottenere e sempre in condizioni particolari. In questo momento si sta lavorando su un doppio binario. Da una parte il Consiglio dei Ministri si appresta ad approvare il Decreto Sostegni bis, per il quale sono a disposizione 40 miliardi di euro. Il Parlamento si gioca un’altra importante partita, quella appunto che porterà alla conversione in legge del Decreto Sostegni. Il Bonus spetterà ai genitori separati che a causa della pandemia hanno cessato, ridotto o sospeso il lavoro, interrompendo l’assegno di mantenimento. La crisi economica, causata dal Covid-19, ha alimentato problemi economici già esistenti, tra questi, quello dei padri separati è diventato, in alcuni casi, un dramma. Le richieste in tribunale di riduzione dell’assegno in alcuni casi sono state accolte. Un problema socio-economico di grandi dimensioni, ha spezzato le gambe a tanti dipendenti ma anche a moltissime partite Iva. Alcuni giudici non hanno ritenuto opportuno riconoscere questo diritto, nessuno sconto. Il padre che nel 90% dei casi è colui che versa l’assegno, si è visto negare la richiesta,anche se licenziato o in cassa integrazione. Quello degli assegni di mantenimento per mogli o figli è una delle cause della “povertà invisibile” che in tanti vivono.
Un uomo che si separa deve, in alcuni casi, corrispondere somme che superano anche il 50% del proprio stipendio. Ciò che ne deriva è la caduta verticale sotto quella soglia di povertà che in Italia è stabilita ad ottocento euro. La cosa peggiore, in tutta questa giungla legislativa, è il paradosso che il padre non ha il diritto a detrarre alcuna somma dalla dichiarazione dei redditi. Così al danno si aggiunge la beffa,anche se licenziato o in cassa integrazione. A quando una riforma per eliminare questo paradosso? Misteri italiani e c’è chi blatera ancora di “giustizia sociale” , quando le maggiori ingiustizie si vivono in casa propria o sotto a un ponte, come in alcuni casi.
di gianni bianco