Il ritorno al passato de I Veggenti.
Veggenti, come a prevedere un ritorno al passato, la band hard blues napoletana esce col suo primo album La voce degli dei.
Le grandi difficoltà di potersi affermare sulla scena musicale non hanno fermato i 4 ragazzi che si sono autoprodotti. Come afferma il cantante della band Raf in un’intervista, “I Veggenti nascono da un bisogno imprescindibile di sentirsi ed essere sé stessi.”
Influenze, riferimenti e citazioni.
Ermetici e introspettivi, i Veggenti prendono il loro nome dalla Lettera del Veggente di Arthur Rimbaud. Ciò a cui auspica il quartetto è, afferma Raf sempre, “una sorta di crescita spirituale e l’essenza dei principi fondamentali della vita vissuta con tutte le sue sfaccettature”.
La musica de I Veggenti, molto affine alla scia morrisoniana/doorsiana, a differenza di altre realtà musicali nostrane, si discosta totalmente dalle influenze artistiche napoletane.
Il sound de I Veggenti.
Già l’associazione del cantato italiano al sound sporco crea una commistione spiazzante, seppur non nuova alle nostre orecchie. Il risultato è quello che si ascolterebbe in un live semplice e diretto: nessuna sovraincisione, tanto riverbero sulla voce e dritto fino alla fine del brano con pochi fronzoli.
Sanremo Rock e il primo singolo de I Veggenti.
Gli introspettivi e criptici messaggi delle liriche hanno fatto sì che la band potesse partecipare al festival di Sanremo Rock approdando in semifinale. Il primo singolo, nonché apertura del disco, “Oltre l’orizzonte” riprende una parte del significato dell’opera di Rimbaud, che sprona a ripartire, appunto, da quegli orizzonti che il poeta risalta.
Il disco La voce degli dei.
Ecco che si prosegue con altre 7 tracce: “Quello che sei” è una spinta importante a credere fortemente in sé stessi senza tenere conto della richiesta altrui su chi essere nella vita; “Un attimo per noi” è di una vena romantica quasi malinconica, sottolineando le distanze di una coppia ormai divisa; “Nel canto degli uccelli e nel vento” è un inno alla libertà che rasenta l’isolamento dalla società umana; “Spirito guida” è un brano dalle atmosfere oniriche e si avvicina molto alla scrittura di Jim Morrison; “I diversi” sembra descrivere un collettivo, una minoranza, che vuole sentirsi svincolata dalla normalità e dal conformismo; “Preghiera notturna” riprende il mood religioso di “Spirito guida”, in cui si attacca la figura divina alla quale si cerca comunque aiuto; il disco si chiude con “L’alba dei ciechi”, che racconta il preludio dell’attuale periodo storico in cui nessuno vede e pochi osservano.
Il sound.
Nell’album, dalla prima all’ultima traccia, c’è una coerenza ben definita, quasi rigida: è ovvio che la scelta è chiara. La semplicità del sound deve poter aiutare l’ascolto dei testi di Raf, di non semplice accesso. Lo stile di Raf ovviamente riporta a Morrison, ma il cantato in italiano spiazza. Basso (Tony) e batteria (Andy) sono belli compatti e dritti, con pochi fronzoli anche se in alcuni tratti la parte percussiva è decisamente imprecisa. Non è facile invece tenere la melodia e la ritmica con uno solo strumento come quello della chitarra: è molto apprezzabile infatti che Nik si sia accollato tutte le responsabilità e riesce benissimo nel suo intento.
Credits del disco.
Tutti le canzoni sono scritte e composte da I Veggenti. Il disco è prodotto dai quattro membri della band: Raffaele Giuliano, Domenico Fusco, Antonio Rega e Andrea Di Domenico con il contributo straordinario di Antonio e Roberto Boemio. Registrato, com’è chiaro, in presa diretta, missato e masterizzato da Francesco Giuliano preso gli Hive Studio di Terzigno.
Conclusioni.
Importante è proseguire nel cammino e raggiungere presto i più grandi e sperati obiettivi. Il periodo non è sicuramente dei migliori, ma i buoni propositi aiutano sempre. Un forte augurio a questi ragazzi nostrani, ma dalla verve ecumenica.
francesco moccia
– https://www.annotizie.it/musica-le-note-che-ribollono-sulla-lava-del-vesuvio
Collegamenti utili:
– https://www.facebook.com/iveggenti