Manovra economica in prospettiva post-Draghi, avrà delle priorità: tagli al Supebonus 110%, Bonus facciate e reddito di cittadinanza.
L’autunno sarà il primo vero banco di prova per il nuovo governo di centrodestra e leggendo i quotidiani economici i problemi sono tanti e di difficile soluzione. Giorgia Meloni, avrà a disposizione risorse esigue e sarà difficile mantenere le promesse elettorali fatte in campagna elettorale. Attualmente la manovra si aggira intorno ai 40 miliardi. Venti serviranno per contrastare il caro energia e caro bollette; 14 miliardi dovrebbero essere assorbiti dalla spesa per sostenere le imprese alle prese con il caro energia; circa 3 miliardi serviranno per coprire l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta ed il taglio dell’IVA al 5% sul gas; altri 3 miliardi saranno necessari per prorogare il taglio delle accise sulla benzina di 30,5 centesimi.
L’aumento dell’inflazione ha creato poi altre grane. L’indicizzazione dell’assegno pensionistico al costo della vita dovrebbe costare circa 8-10 miliardi in più rispetto al previsto. La proroga del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti assorbirà 3,5 miliardi, mentre il rinnovo contrattuale anche parziale del pubblico impiego potrebbe costare inizialmente 5 miliardi (16 miliardi per estenderlo a tutta la Pubblica amministrazione. A questa cifra che supera già i 35 miliardi, si aggiungono altre voci di spesa “dovute”, come quelle per il sostegno all’Ucraina e le missioni internazionali, con le quali si arriverebbe a circa 40 miliardi.
Cosa ne sarà delle promesse elettorali come la riforma pensionistica e la flat tax? Per ora sembrano destinate a restare promesse o avranno una portata minore, ad esempio con una tassa piatta al 20% fra 65mila e 100mila euro si spenderebbero 1,1 miliardi. E di finanziare le nuove spese in deficit, al momento, non è proprio aria. Dove trovare le risorse? Le extra-entrate delle tasse dovute all’inflazione e i prelievi dagli extraprofitti delle società energetiche non basteranno, anche perché probabilmente serviranno a finanziare un primo decreto taglia-bollette da 20 miliardi.
Fratelli d’Italia punta così a una pace fiscale e una rimodulazione dei fondi strutturali europei non spesi, con la speranza di ricavarne circa 25 miliardi. Ma la necessaria negoziazione con l’Europa può richiedere mesi. Per trovare altri soldi, quindi, si dovrà riformulare o addirittura abolire il Reddito di cittadinanza. Si potrebbe poi procedere da subito alla rimodulazione dei bonus casa: a rischio tagli sono soprattutto il Superbonus 110% e il Bonus facciate. Quasi sicuramente, poi, salteranno l’aumento delle pensioni minime, l’allargamento del bonus 150 euro e il taglio di Iva, Irap, Ires e Irpef.
Di Mattia Pellino