
Buon anno e soprattutto che sia migliore dei precedenti. Pandemia, guerra in Ucraina e soprattutto il tempo sembra essersi fermato.
Il tempo davvero si è fermato al dicembre del 2019? Festeggiavamo il Natale, tutti in piazza a capodanno o in famiglia a casa, mai soli. Poi è arrivato tutto ciò che conosciamo e ogni volta che pensiamo sia finita, arriva dalla Cina, sempre dalla Cina, una nuova esplosione. Allora si ritorna alle soluzioni delle mascherine, dei divieti e delle distanze.
Eppure c’è una cosa che gli esseri umani hanno dentro e che ci salva: il potere o la qualità di dimenticare. Il nuovo governo ha messo di nuovo le pezze ad un indumento sempre di moda ma un po’ malconcio, l’Italia. È un vestito che il mondo intero, ma chi lo indossa, la politica, non ha l’eleganza e il portamento adeguato. Trenta miliardi di euro per fare il solito funambolismo ma chi paga oggi, soprattutto domani, sono i nostri giovani.
A Giorgia Meloni il beneficio dell’inventario di essersi trovata a ridosso del bilancio annuale e soprattutto l’eredità di un gigante quale era Mario Draghi. Come quando ci aspettavamo il primo dal gomme masticanti: “ritenta“. Se l’Italia starnutisce, il nostro Sud è messo ancora peggio, basterebbe citare la Sanità per comprendere che con i proclami e le battute ad effetto si procura qualche risata ai suoi cortigiani ma la gente soffre.
Inutile dire De Luca o Emiliano in Puglia, il Sud non esiste più nell’agenda politica del governo nazionale, da anni. Allora cosa possiamo dire e aspettarci dal 2023? Una sola parola: “Lavoro“. Lavoro per chi già lavora; lavora per chi è in cerca di lavoro; soprattutto lavoro per tutti, senza crogiolarsi sugli allori un reddito che disabitua al lavoro. Un aiuto momentaneamente è sacrosanto ma per ritornare a lavorare, tutti, partire Iva, mondo del lavoro in crisi, disoccupati e non occupati.
Possa essere il nuovo anno l’anno della ripresa economica, la fine di questa guerra “inopportuna”, la fine dei regimi, politici o teocratici. Soprattutto possa Napoli, la nostra laboriosa AreaNord, che ispira il nostro sforzo editoriale, ritrovare la via di una ripresa economica e di un cambio di rotta. Dal sud negli ultimi dieci anni sono andati via, al nord o all’estero trecentocinquantamila laureati e diplomati. Sono arrivati trecentomila dall’Africa e da ogni parte del mondo.
Sembra, con questo andamento riecheggiare nella mente una frase: ” Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano”. Noi che amiamo la nostra terra, chiediamo una maggior e attenzione al merito, ci sarebbe tanto da fare. Abbiamo il sole, il mare, le bellezze e tanta fantasia, non sprechiamo tanta energia. Saremo attenti alla sensibilità di chi ci governa ma allo stesso modo denunceremo l’incapacità o i sotterfugi di vuole ancora lucrare.
Siamo liberi e desideriamo continuare ad esserlo. L’obiettivo della nascita di ANNotizie era di valorizzare i giusti, lottare chi non lo è, speriamo di esserci riusciti, almeno in parte sono solo diciotto mesi dalla nostra nascita. Siamo qui e ci resteremo, regalando verità ed emozioni, questo grazie soprattutto al vostro consenso.
Buon anno a tutti voi.
Mattia Pellino Editore AreaNordNotizie