“In tutto quanto il tempo di questo addio io ti amerò…”
Casoria Madrid solo andata…
È giunto il momento di andare avanti, io e Mary abbiamo scelto un nuovo inizio anche se sembrerà strano, torniamo a casa, si perché “casa” è dove vivono i tuoi figli. Loro hanno conquistato il diritto di vivere diversamente, senza chiedersi, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi “mediocri” che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari viscidamente, e trovarsi emarginato senza capire perché.
Napoli non è più la mia casa perché qui non vivono più i miei figli ma questo è un Paese che non li merita. Ci lasciamo dietro solo qualche rarissima sincera amicizia. Siamo certi che Casoria non sarà nè risentita, nè offesa, perchè qualcuno va via e anche la nostra Napoli, su cui tanto ho scritto e forse continuerò a scrivere anche se lontano.
Napoli lo so bene che sei la più bella, straordinaria città dai mille volti che il tuo cielo azzurro abbaglia e che tu superba ‘Sirenuse‘ sei la più raffinata delle tue sorelle e sfrontata come la più ardente delle amanti sei l’amore che toglie il respiro. E vorrei accarezzarti lungo il colonnato della chiesa di San Francesco di Paola, mentre ancora una volta indispettita, volgi lo sguardo dall’altra parte come solo sa fare una donna tradita.
Vorrei braccia lunghe per abbracciarti, dal Vesuvio ai Campi Flegrei, mentre Ti scosti un po’ più in là girandomi le spalle infastidita da questo amante che diceva di amarti ma che, come il più anaffettivo dei bugiardi, Ti lascia per una città di un’altra nazione. E hai ragione, hai ragione Tu. Scusami.
Non sarei mai voluto andare via e anche se mi dici che le mie sono solo parole retoriche e che le mie lacrime sono solo di circostanza, è proprio così. Non avrei voluto lasciarti, mai – perché nessun amore potrà essere mai più grande di quello per le Tue mille eclettiche espressioni. Tu colta nei tuoi teatri, Tu popolare tra i tuoi mercati, retrò nelle tue ville liberty del Parco Margherita e disinibita tra i vicoli stretti e ombrosi.
Tu testimone di popoli e culture con le Tue chiese barocche, con le Tue cupole e con i Tuoi giardini e i tuoi angoli svevi. Tu, che travolgi con i Tuoi cambi improvvisi malgrado la Tua staticità. Tu, con la pelle fatta da mille dominazioni che oggi diventi anagramma dell’Europa e scrivi pagine nuove, piene di tradizione imprescindibile e con quel tuo inimitabile stile, e racconti di un popolo tormentato e tenace, capace di accoglienza e di euphoria senza pari.
Non mi perderò più per le Tue strade pregne di luce gialla su cui si affacciano balconi ornati di gerani e strade che traboccano di libri come lungo via Costantinopoli, non mi soffermerò mai più nelle piazze e lungo i vicoli di un centro storico che trasuda prosa e napoletanità fino a scivolare tra le vele e le palme del porticciolo del Molosiglio è come un naufragare dolce di antica memoria.
Tu, leggera come un sogno all’orizzonte e brillante come un’emozione in uno sguardo, entri nei pensieri e li fai Tuoi.
All’ombra di Monte Echia e affacciata sul golfo azzurro di Castel dell’Ovo stai come una regina al suo balcone. Elegante signora tra i negozi di via Chiaja e di Piazza dei Martiri Ti pavoneggi con superbia, la stessa che usi quando ti muovi in modo un po’ volgare con le mani sui fianchi nel Tuo orgoglio popolare. Entri sotto la pelle, e sei passione viscerale come un coltello affilato e misericordioso.
Mamma che, troppo spesso, non sa tenerti attaccata al suo seno sei profumo che inebria la mente, sei un’amica che sorride e si ubriaca nelle sere d’estate. Musica con la Tua lingua “schizzechea”, esaltante nei Tuoi sapori unti e rumorosa come una tarantella Tu sei quel tutto che travolge, vita che esplode e ti rapisce.
Capricciosa e saggia. Bella ovunque, di quella bellezza immensa e dirompente che sembra l’unica inevitabile possibilità. Sai essere tutto e il contrario di tutto. E adesso che i babbà non sono più celebrazione di affari di scambio ma stampe che esaltano la moda agli occhi del mondo, e che sottane e scialli sono lezione di elegante e misteriosa.
sensualità e non censure ed espressione del lutto di “camorra” Tu, sei ancora una volta Capitale, questa volta di giovani e di cultura. ‘Napoli mio paradiso abitato da diavoli’, Ti muovi e commuovi, in un modo a cui non ci si abitua mai. Sei diversa da tutte le altre, perché sai essere come ognuno Ti vuole, sei lo specchio delle anime diverse che ti abitano.
Sei di tutti, pur rimanendo sempre fedele solo a te stessa. E non guardarmi ancora così, perché lo so che adesso Ti sei emozionata anche Tu. E allora, vieni con me? Ti porterò dentro la tasca di ogni mattino, e sarai lì a sorridermi sorniona mentre con la mano, che non veda nessuno, ogni giorno ti stringerò. Come dici? Che no, non mi saluti?
Perché tanto sai che non tornerò? E va bene, fai come ti pare… ma allora sai che ti dico? Che anche io sono arrabbiato con Te, Napoli quindi va bene, non salutiamoci, ma Tu fa qualcosa anche se “noi non torneremo mai più”, perché hai ancora tanto da fare… cambia i “perché” in “risposte”, le “domande” in “certezze”, le “promesse” in “soluzioni” e non avrai bisogno di risentirti mai più.
Nel frattempo, in tutto quanto il tempo di questo addio, io Ti amerò come si ama un amore senza tempo, perché a Te nessuno Ti lascia mai, Napoli.
Viva Tu e Viva e San Gennaro!