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mercoledì, Novembre 29, 2023

PENITENZIARIO DI SANTA M.C. VETERE – Detenuti percossi.

Penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, l'umanità è stata sospesa e il buon senso messo da parte, oggi la cronaca, domani le verità.

Penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, l’umanità è stata sospesa e il buon senso messo da parte, oggi la cronaca, domani le verità. C’è un mondo, spesso descritto nelle pagine o nei Film che tutti conosciamo o quasi, ma fino a che punto? La detenzione è una conseguenza di un’azione criminale, dai reati minori all’omicidio e non sempre la galera è giusta.

Tanti reati di opinione nel mondo portano ad una detenzione ingiusta e spesso i prigionieri politici si ritrovano al fianco di criminali con conseguenze che possiamo immaginare. Il sistema legislativo italiano fa acqua da tutte le parti. Il termine “legislativo”, manco a dirlo investe i parlamentari che di leggi a tutela dei cittadini ne potrebbero creare a iosa.

Le Leggi si moltiplicano, si replicano, si interpretano soprattutto e i processi nei tre gradi di giudizio, durano più della condanna. Dopo la condanna si vive il periodo di pena detentiva, il carcere per intenderci, anche in questo lo sfascio della giustizia italiana è evidente.

Il sistema penitenziario italiano contava al 31 dicembre 2020 centottanta nove istituti di pena, 53mila detenuti maggiorenni di cui duemiladuecento cinquantacinque donne. La vita è dura in una cella non c’è dubbio, ma anche chi controlla i detenuti vive enormi disagi. Soprattutto per il numero di agenti di Polizia penitenziaria, molto al di sotto della dotazione ottimale, turni massacranti e pericoli costanti.

In queste condizioni i rapporti si inaspriscono e accade che invece del buon senso, si arriva a comportamenti degenerativi. Il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, è arrivato agli onori della cronaca in questi giorni. Il web è stato invaso da video e notizie di azioni violenti da parte degli agenti nei confronti dei detenuti.

Cinquantadue agenti sono poi stati raggiunti da misure cautelari. Otto di loro sono in carcere, diciotto agli arresti domiciliari, ventitré colpiti da misure interdittive e tre da obblighi di dimora. Trecento detenuti pestati dagli agenti il 6 aprile 2020. Una testimonianze, la più cruda, quella di un uomo che vive in carcere su di una sedia a rotelle, un video accompagna la sua testimonianza.

Non posso ripensarci, vado al manicomio, secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli. Mi hanno distrutto – racconta Cacace – mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta“, racconta rivivendo quegli attimi. Cacace inutilmente si è appellato al  comandante delle guardie Gaetano Manganelli (finito ai domiciliati), inerme ai richiami e a quello che accadeva.

Gli agenti gridavano: “oggi qui lo Stato siamo noi”. La Direttrice del penitenziario Elisabetta Palmieri, invece era assente per malattia quel giorno il 6 aprile per l’esattezza. Ad emettere gli ordini di custodia cautelare  il Gip Sergio Enea, di contro i sindacati degli agenti respingono l’aggressione mediatica.

Il leader della Lega Matteo Salvini si è recato nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere per esprimere solidarietà al corpo degli Agenti. Salvini: “Sono qui a ricordare che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa”. Ancora Salvini: “Questo però non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria che rendono il Paese più sicuro”.  

Dopo l’incontro tra il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma e il presidente del Consiglio Mario Draghi a Palazzo Chigi, il problema passerà direttamente al Ministero. Il Guardasigilli Cartabia di suo chiede la massima chiarezza nel più breve tempo possibile. Il ministro di Grazia e Giustizia il 7 luglio i incontrerà i sindacati di categoria che non sono contenti della gogna mediatica verso il corpo.

E’ stato Ministro stesso a sospendere i cinquantadue agenti, convocando per il 15 luglio i provveditori regionali dell’amministrazione penitenziaria. Mancherà alla riunione Antonio Fullone, responsabile delle carceri campane raggiunto dalla sospensione dal lavoro perché accusato di depistaggio e favoreggiamento.

Dall’ordinanza cautelare emergono i messaggi scambiati da Fullone anche con l’allora capo Del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Basentini, travolto dalle polemiche successive alle scarcerazioni di boss causa emergenza Covid. “Hai fatto benissimo” risponde Basentini a Fullone, che il 6 aprile 2020 lo informa di avere disposto la “perquisizione straordinaria”.

Era il minimo per riprendersi l’istituto – scrive in chat Fullone – il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così…“.  Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha definito “un tradimento della Costituzione” quanto accaduto. Una brutta storia, che sicuramente avrà ripercussioni nell’opinione pubblica, la politica avrà il suo da farsi affrontare la cosa e modificare le condizioni in carcere, di tutti.

Sicuramente un atto deplorevole che non ha nessuna giustificazione ma spesso che lavora in trincea, a contatto con il disagio e la violenza, si trasforma e a Santa Maria Capua Vetere è avvenuto, gli angeli si sono trasformati in demoni. Speriamo di conoscere le verità nel più breve tempo possibile e quella parte dell’indagine, e sulla frase di Fullone, responsabile delle carceri campane bisognerà capire.

Fullone: “Era il minimo per riprendersi l’istituto, il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così…“, è un elemento su cui lavorare. Il sistema giudiziario italiano non gode di una grande fiducia e queste cosa allontanano sempre più i cittadini.  

di gianni bianco

Penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, l’umanità è stata sospesa e il buon senso messo da parte, oggi la cronaca, domani le verità. C’è un mondo, spesso descritto nelle pagine o nei Film che tutti conosciamo o quasi, ma fino a che punto? La detenzione è una conseguenza di un’azione criminale, dai reati minori all’omicidio e non sempre la galera è giusta.

Tanti reati di opinione nel mondo portano ad una detenzione ingiusta e spesso i prigionieri politici si ritrovano al fianco di criminali con conseguenze che possiamo immaginare. Il sistema legislativo italiano fa acqua da tutte le parti. Il termine “legislativo”, manco a dirlo investe i parlamentari che di leggi a tutela dei cittadini ne potrebbero creare a iosa.

Le Leggi si moltiplicano, si replicano, si interpretano soprattutto e i processi nei tre gradi di giudizio, durano più della condanna. Dopo la condanna si vive il periodo di pena detentiva, il carcere per intenderci, anche in questo lo sfascio della giustizia italiana è evidente.

Il sistema penitenziario italiano contava al 31 dicembre 2020 centottanta nove istituti di pena, 53mila detenuti maggiorenni di cui duemiladuecento cinquantacinque donne. La vita è dura in una cella non c’è dubbio, ma anche chi controlla i detenuti vive enormi disagi. Soprattutto per il numero di agenti di Polizia penitenziaria, molto al di sotto della dotazione ottimale, turni massacranti e pericoli costanti.

In queste condizioni i rapporti si inaspriscono e accade che invece del buon senso, si arriva a comportamenti degenerativi. Il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, è arrivato agli onori della cronaca in questi giorni. Il web è stato invaso da video e notizie di azioni violenti da parte degli agenti nei confronti dei detenuti.

Cinquantadue agenti sono poi stati raggiunti da misure cautelari. Otto di loro sono in carcere, diciotto agli arresti domiciliari, ventitré colpiti da misure interdittive e tre da obblighi di dimora. Trecento detenuti pestati dagli agenti il 6 aprile 2020. Una testimonianze, la più cruda, quella di un uomo che vive in carcere su di una sedia a rotelle, un video accompagna la sua testimonianza.

Non posso ripensarci, vado al manicomio, secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli. Mi hanno distrutto – racconta Cacace – mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta“, racconta rivivendo quegli attimi. Cacace inutilmente si è appellato al  comandante delle guardie Gaetano Manganelli (finito ai domiciliati), inerme ai richiami e a quello che accadeva.

Gli agenti gridavano: “oggi qui lo Stato siamo noi”. La Direttrice del penitenziario Elisabetta Palmieri, invece era assente per malattia quel giorno il 6 aprile per l’esattezza. Ad emettere gli ordini di custodia cautelare  il Gip Sergio Enea, di contro i sindacati degli agenti respingono l’aggressione mediatica.

Il leader della Lega Matteo Salvini si è recato nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere per esprimere solidarietà al corpo degli Agenti. Salvini: “Sono qui a ricordare che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa”. Ancora Salvini: “Questo però non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria che rendono il Paese più sicuro”.  

Dopo l’incontro tra il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma e il presidente del Consiglio Mario Draghi a Palazzo Chigi, il problema passerà direttamente al Ministero. Il Guardasigilli Cartabia di suo chiede la massima chiarezza nel più breve tempo possibile. Il ministro di Grazia e Giustizia il 7 luglio i incontrerà i sindacati di categoria che non sono contenti della gogna mediatica verso il corpo.

E’ stato Ministro stesso a sospendere i cinquantadue agenti, convocando per il 15 luglio i provveditori regionali dell’amministrazione penitenziaria. Mancherà alla riunione Antonio Fullone, responsabile delle carceri campane raggiunto dalla sospensione dal lavoro perché accusato di depistaggio e favoreggiamento.

Dall’ordinanza cautelare emergono i messaggi scambiati da Fullone anche con l’allora capo Del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Basentini, travolto dalle polemiche successive alle scarcerazioni di boss causa emergenza Covid. “Hai fatto benissimo” risponde Basentini a Fullone, che il 6 aprile 2020 lo informa di avere disposto la “perquisizione straordinaria”.

Era il minimo per riprendersi l’istituto – scrive in chat Fullone – il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così…“.  Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha definito “un tradimento della Costituzione” quanto accaduto. Una brutta storia, che sicuramente avrà ripercussioni nell’opinione pubblica, la politica avrà il suo da farsi affrontare la cosa e modificare le condizioni in carcere, di tutti.

Sicuramente un atto deplorevole che non ha nessuna giustificazione ma spesso che lavora in trincea, a contatto con il disagio e la violenza, si trasforma e a Santa Maria Capua Vetere è avvenuto, gli angeli si sono trasformati in demoni. Speriamo di conoscere le verità nel più breve tempo possibile e quella parte dell’indagine, e sulla frase di Fullone, responsabile delle carceri campane bisognerà capire.

Fullone: “Era il minimo per riprendersi l’istituto, il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così…“, è un elemento su cui lavorare. Il sistema giudiziario italiano non gode di una grande fiducia e queste cosa allontanano sempre più i cittadini.  

di gianni bianco

© Riproduzione riservata

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