
Referendum, si voterà Domenica 12 giugno 2022 dalle ore 7 alle ore 23. Cinque i quesiti, tutti di ordine giudiziario.
Ogni volta che si vota per un referendum, almeno quelli di natura tecnica e che non toccano la coscienza individuale, rappresenta un fallimento della politica. I parlamentari potevano tranquillamente evitare questo voto, proposto da Lega e Radicali. I senatori e i deputati fanno parte di organismi “legislativi“, un potere conferito dalla Costituzione nell’equilibrio tra poteri dello stato.
Gli italiani saranno quindi chiamati a votare per i cinque referendum abrogativi ex art. 75 della Costituzione, con le seguenti denominazioni:
1) INCANDIDABILITÀ
Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi;
2) Limitazione delle misure cautelari
3) Separazione delle funzioni dei magistrati
Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati;
4) Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari
5) Consiglio Superiore della Magistratura
Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.
Dalla settimana prossima dedicheremo un articolo per ogni quesito. Un referendum di questa natura rappresenta l’ennesimo fallimento di una classe politica eletta per “legiferare“. In Italia non accade e spesso, troppo spesso i magistrati hanno approfittato delle divisioni dei partiti per essere loro stessi “legislatori“.
SCONTRO INFINITO TRA POLITICA E MAGISTRATI
Oggi, tre italiani su quattro, non crede nella giustizia al punto che non denunciano nemmeno più più i reati . la riforma della giustizia è una richiesta specifica dell’Europa che conosce bene il problema Italia. Già una volta il referendum “La giustizia giusta” ebbe il favore dei cittadini ma una vera riforma sulla divisione delle carriere, soprattutto la responsabilità dei magistrati non c’è stata.
di Redazione