
Sassuolo – Napoli, la catena di sinistra ridisegnata da Spalletti per l’occasione è parsa una sorta di fuoco d’artificio: “una festa messicana”.
MARCATORI: 13′ Kvaratskhelia, 33′ Osimhen.
È stata una gara senza soste, una partita che la FIGC avrebbe il dovere di usare come spot di per meglio divulgare il calcio italiano all’estero. Sassuolo – Napoli non ha nulla da invidiare alle gare di Premier League o della Liga, 90 minuti così intensi che sono parsi esser la metà.
Uno scontro che a tratti ha ricordato quelli di pugilato degli anni d’oro, dove i boxer si menavano senza sosta, fino a che uno dei due non stramazzava al tappeto. Il Napoli ieri vestiva per l’occasione i panni di Mike Tyson. Una forza d’urto senza precedenti, una voracità bulimica quella azzurra che sta tracimando il campionato.
Iin una sorta di Vajont pallonaro, che sta lasciando tutti basiti, ma soprattutto che sta facendo impazzire di gioia il popolo napoletano. Il Sassuolo era reduce da gare importanti, vinte contro alcune dirette concorrenti degli azzurri. Addirittura aveva, qualche settimana fa, rifilato cinque “pappine” ai campioni d’Italia uscenti del Milan a San Siro.
Il Sassuolo aveva, tra l’altro, fatto bottino pieno anche contro l’Atalanta di Gasperini, che attualmente pare sia la formazione più in forza delle dirette avversarie della squadra partenopea. Quindi una formazione in salute gli emiliani, soprattutto una buona fiducia con se stessa, e si è visto.
Gli uomini di Alessio Dionisi, tecnico che vedrei bene a Napoli per il dopo Spalletti, non hanno mollato un attimo, mettendo a dura prova la corsia di destra degli azzurri che sono andati talvolta in difficoltà con Anguissa e Di Lorenzo. La stessa cosa che non è accaduta sulla corsia opposta.
A sinistra Olivera non ha fatto rimpiangere Mario Rui, anzi, preferisco l’uruguagio al portoghese. Preciso che Mario Rui comunque sta facendo la migliore stagione da quando è all’ombra del Vesuvio. Personalmente prediligo fisicità e corsa in fase difensiva e il nazionale della “celeste”, garantisce a pieno questa funzione.
La catena di sinistra ridisegnata da Spalletti per l’occasione è parsa una sorta di fuoco d’artificio, una festa messicana. Il già citato Olivera in coppia con un Elmas scoppiettante, sempre più dentro l’idea di calcio del tecnico di Certaldo, sempre più padrone dei suoi mezzi. Infine il divino Georgiano che qualcuno ha ribattezzato ‘O Gesucristiello’.
Mai appellativo sembra più azzeccato. Con quel viso d’angelo e quella barba da prete ortodosso, trasmette davvero l’idea di un prescelto. L’azione della sua rete ha ricordato a quelli della mia età, il rigore causato da Cruiff nella finale di Monaco del 1974.
Palla incollata ai piedi da centrocampo fino a dentro l’area di rigore, in quel caso i tedeschi furono costretti a causare un penalty. Stavolta il “77” ha messo la palla dentro la porta, ancora prima che qualcuno lo atterrasse, una trasformazione idilliaca, una visione onirica di quel che vuol significare: “giocare a pallone”.
Se da un lato abbiamo ‘Gesucristiello‘, dall’altro c’è la reincarnazione di Barabba, al secolo Victor Osimhen. Il capocannoniere del campionato é andato in rete per la settima volta consecutiva e alla fine ha sprecato come minimo altri due gol fatti. Un’ ira di Dio l’attaccante del Napoli che, messo assieme a Kvaratskhelia, manco i miracoli riescono a fermare.
Napoli fantastico, con Alex Meret di nuovo uscito incolume e che raggiunge momentaneamente il portiere della Lazio, con l’11°clean sheet. Ora testa e cuore per la prossima in Germania contro l’ Eintracht di Francoforte. Per l’onore e la gloria, il pennacchio e il ciuccio sono in attesa di questo riscatto morale, sociale e sportivo da troppo, troppo tempo, crediamo sia giunta l’ora.
Di Fiore Marro