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lunedì, Settembre 16, 2024

SOCIAL: Il 25% degli italiani non si collega più.

Social Media, che sia fb o Twitter, Instagram Pinterest e altri, altri ancora, un italiano su quattro gli non si collega più'.

Social Media, che sia fb o Twitter, Instagram Pinterest e altri, altri ancora, un italiano su quattro gli non si collega più’. Sembra una notizia come le altre, nessuna e fasi, c’è da parlare del Covid-19.

Facebook è un social statunitense, creato il 4 febbraio 2004 per creare un collegamento gratuito tra universitari. Quanta strada a diciassette anni di distanza, quanti miliardi di dollari soprattutto. Mark Zuckerberg, il creatore è oggi uno degli uomini più ricchi del pianeta.

La sua creatura è un contenuto dove, una finta democrazia, mette sullo stesso livello il grande uomo, il più umile degli uomini. In Italia fb arrivo qualche tempo dopo e cominciò ad esser anche qui un canale di dialogo e discussione.

Poi è avvenuta la rivoluzione, gli “Smartphone“, i social erano cresciuti e intanto anche la platea di utenti. Dai bambini ai nonni, tutti incollati con gli occhi ad un display. Sono almeno dieci anni che continua, imperterrito, a sostituire la vita che prima di fb univa gli uomini.

Umberto Eco, il maggiore intellettuale italiano, un grande scrittore di saggi e prete espresse in pensiero “Hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”. C’è chi vorrebbe semplificare la frase del compianto Eco ad un’offesa a una parte dei cittadini che vivono il Social, nulla di più falso. La gente si ammalata di “nomofobia“.

Il pensiero del professore bolognese va oltre e anticipa questo senso di disgusto che oggi viene su nel vedere il grado di degenerazione. La volgarità, il cattivo gusto, le offese, addirittura le minacce, i social sono strumenti addirittura di proselitismo terroristico.

Eppure questo strumento avrebbe potuto davvero cambiare il mondo ma non è stato così. Nel tempo, ancora una volta, le leggi del mercato hanno preso il sopravvento. Il 25% degli italiani non apre più i Social, in pratica uno di quattro. Sicuramente non c’è da preoccuparsi, man mano in tanti sentono sempre meno il bisogno di “navigare“.

Forse perché una meta reale non c’è. Non sarò io a dire che è giusto o sbagliato ma un po’ di sobrietà non guasterebbe. In particolare oggi, con l’avvento della Pandemia Covid-19, quante sono le notizie vere e quante le fakes? A parte l’impazzimento generale che fortunatamente si estende anche a TV, radio e giornali.

Oramai non di parla d’altro, non ci di ammala d’altro, non si ha paura d’altro che il coronavirus. Soprattutto non ci si annoia d’altro, basti pensare alle ore rubate alla loro scienza da virologi, infettologi e immunologi. Una domanda corre veloce: “ma invece delle interviste perché questi signori non sono inchiodati nei loro laboratori a trovare soluzioni?

Da un mese o giù di lì mi sono collegato pochissimo a fb, eppure ho la stessa sensazione di quando ho tolto il vizio di fumare. I primi giorni sembravano terribili ma poi ci si abitua e soprattutto c’è tanto altro da fare nella vita che stare lì come quando si guarda una vetrina o peggio ancora si è esposti in vetrina.

di gianni bianco

Social Media, che sia fb o Twitter, Instagram Pinterest e altri, altri ancora, un italiano su quattro gli non si collega più’. Sembra una notizia come le altre, nessuna e fasi, c’è da parlare del Covid-19.

Facebook è un social statunitense, creato il 4 febbraio 2004 per creare un collegamento gratuito tra universitari. Quanta strada a diciassette anni di distanza, quanti miliardi di dollari soprattutto. Mark Zuckerberg, il creatore è oggi uno degli uomini più ricchi del pianeta.

La sua creatura è un contenuto dove, una finta democrazia, mette sullo stesso livello il grande uomo, il più umile degli uomini. In Italia fb arrivo qualche tempo dopo e cominciò ad esser anche qui un canale di dialogo e discussione.

Poi è avvenuta la rivoluzione, gli “Smartphone“, i social erano cresciuti e intanto anche la platea di utenti. Dai bambini ai nonni, tutti incollati con gli occhi ad un display. Sono almeno dieci anni che continua, imperterrito, a sostituire la vita che prima di fb univa gli uomini.

Umberto Eco, il maggiore intellettuale italiano, un grande scrittore di saggi e prete espresse in pensiero “Hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”. C’è chi vorrebbe semplificare la frase del compianto Eco ad un’offesa a una parte dei cittadini che vivono il Social, nulla di più falso. La gente si ammalata di “nomofobia“.

Il pensiero del professore bolognese va oltre e anticipa questo senso di disgusto che oggi viene su nel vedere il grado di degenerazione. La volgarità, il cattivo gusto, le offese, addirittura le minacce, i social sono strumenti addirittura di proselitismo terroristico.

Eppure questo strumento avrebbe potuto davvero cambiare il mondo ma non è stato così. Nel tempo, ancora una volta, le leggi del mercato hanno preso il sopravvento. Il 25% degli italiani non apre più i Social, in pratica uno di quattro. Sicuramente non c’è da preoccuparsi, man mano in tanti sentono sempre meno il bisogno di “navigare“.

Forse perché una meta reale non c’è. Non sarò io a dire che è giusto o sbagliato ma un po’ di sobrietà non guasterebbe. In particolare oggi, con l’avvento della Pandemia Covid-19, quante sono le notizie vere e quante le fakes? A parte l’impazzimento generale che fortunatamente si estende anche a TV, radio e giornali.

Oramai non di parla d’altro, non ci di ammala d’altro, non si ha paura d’altro che il coronavirus. Soprattutto non ci si annoia d’altro, basti pensare alle ore rubate alla loro scienza da virologi, infettologi e immunologi. Una domanda corre veloce: “ma invece delle interviste perché questi signori non sono inchiodati nei loro laboratori a trovare soluzioni?

Da un mese o giù di lì mi sono collegato pochissimo a fb, eppure ho la stessa sensazione di quando ho tolto il vizio di fumare. I primi giorni sembravano terribili ma poi ci si abitua e soprattutto c’è tanto altro da fare nella vita che stare lì come quando si guarda una vetrina o peggio ancora si è esposti in vetrina.

di gianni bianco

© Riproduzione riservata

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