Whirpool, l’odissea dei lavoratori licenziati continua con azioni di protesta nelle strade e ovunque possono gridare: “Noi non molliamo“. Hanno bloccato l’A1 Milano-Napoli, l’aeroporto di Capodichino, i treni ad alta velocità, il 26 luglio gli imbarchi dei Traghetti. Tutto questo avviene in seguito alla lettera di licenziamento ricevute via pec il 15 luglio da 327 lavoratori. Le strade oggi sono teatro delle manifestazione e della disperazione dei lavoratori, il disagio è grande, comprensibile il dramma che vivono.
Antonio Accurso, segretario generale Uil metalmeccanici della Campania : “Ennesimo atto dimostrativo dei lavoratori che non mollano e che continueranno a manifestare con creatività e determinazione per fare ritirare i licenziamenti alla multinazionale. Il tempo stringe e il Governo che ha sbloccato i licenziamenti deve porre rimedio a questa situazione. Noi lotteremo fino ad una soluzione che ristabilisca la validità degli accordi siglati e una prospettiva industriale seria per i lavoratori“.
“La gente come noi non molla mai”, gridano i lavoratori nel sit-in convocato in Piazza Municipio, mentre si avviavano ad occupare il porto turistico, dove ci si imbarca per le isole del Golfo. Comprensibile il disagio dei turisti e dei pendolari ma qualcosa devono pur fare queste persone per non distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica. I lavoratori hanno annunciato proteste per settantacinque giorni di durata della procedura di licenziamento, speriamo le istituzioni si impegnino.
La protesta dei lavoratori è rivolta alle istituzioni, dal Sindaco di Napoli al governo nazionale, passando per la regione Campania. I lavoratori alle istituzioni chiedono di intervenire per evitare la chiusura della Whirpool, non si comprende ancora come sia stato possibile tutto ciò. Sono molte le vertenze in Italia per la dismissione di fabbriche legate all’eccellenza manufatturiera. Sempre più spesso, per una logica di risparmio sul costo del lavoro, i proprietari di queste industrie trasferiscono nei paesi in via di sviluppo i grandi marchi.
Gli industriali italiani sono stati complici, insieme a i loro colleghi dei paesi maggiormente industrializzati, di questa logica di mercato. Tanti i marchi italiani trasferiti nell’Europa dell’Est o in qualsiasi parte del mondo pur di risparmiare sul costo del lavoro. Una logica liberale, ferocemente liberale per non dire liberista per un mondo ricco che offende sempre di più la classe media impoverendola. I grandi capitali investono nei paesi poveri per pagare meno i dipendenti, lasciando ai cittadini disoccupati l’umiliazione del “sostegno economico”. Un mondo che diventa sempre più ricco per pochi, sempre più povero per la quasi totalità dell’umanità.
L’Italia è una nazione dove c’è ancora qualcuno che a livello nazionale, regionale, metropolitano, si dichiara di “sinistra”, è davvero singolare che l’unico a parlare ancora di diritto del lavoro sia Papa Francesco. In Italia ci sarà una pioggia di miliardi di euro che arriverà dall’Europa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il documento con cui l’Italia ha spiegato come intende spendere i finanziamenti europei del cosiddetto Recovery Fund. Il principale strumento comunitario per stimolare la ripresa economica dopo la pandemia da coronavirus deve essere a disposizione di tutti non solo di chi progetta, soprattutto di chi vuole creare occupazione.
Soprattutto dovrebbe il P.N.R.R. garantire la riconversione in “Green” di un’industria in affanno, salvaguardare il lavoro e la dignità dei lavoratori. Una politica seria dovrebbe mettere da parte strumenti di sostegno alla disoccupazione ed arrivare ad un lavoro garantito per tutti. Ai lavoratori della Whirpool il nostro sostegno, ai cittadini chiediamo “pazienza”, per il disagio di qualche ora di disagio, bisogna comprendere il dramma di chi protesta e arrabbiarsi con chi non interviene a loro favore.
di Luigi Eucalipto