Da Eduardo a Maradona, ha vinto Napoli. Questo Natale avevamo bisogno di qualcosa di bello per dimenticare e forse qualcosa di bello da ricordare.

Cosa può più della nostra Napoli entusiasmarci e emozionarci? Il grande schermo ci ha deliziato con tre film ispirati alla Napoli del ventesimo secolo. Li ho visti uno dopo l’altro, in ordine. Il primo, con la regia di Mario Martone: “Qui rido io”. Ha risposto all’appello Paolo Sorrentino con “È stata la mano di Dio”. Infine, una lieta sorpresa, il bravissimo Sergio Rubini che ha diretto: “I fratelli De Filippo“. Da Eduardo a Maradona quasi un secolo di storia.
Tre storie di Napoli, della nostra Napoli. Dobbiamo, per dovere di cronaca, ringraziare anche Piero Angela che sul piccolo schermo ha proposto le bellezze di Napoli, la sua storia, la sua cultura. La città partenopea nel primo novecento visse un grande fermento culturale: dalla musica al Teatro, dalla poesia al pensiero filosofico. Le poesie di E.A. Mario, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo, divennero testi, inaugurando così l’epoca della canzone classica napoletana.

In questa cornice la storia dell’accusa di plagio da parte di Gabriele D’Annunzio a Eduardo Scarpetta. Il film di Mario Martone scorre piacevolmente mostrando la vita dell’uomo che inventò il teatro napoletano, quello di una stirpe di grandi commedianti. Insieme a Scarpetta solcavano i primi passi in palcoscenico i f.lli De Filippo. La fine del film è un’autentica esplosione di energia il cui interprete Tony Servillo, nei panni di Eduardo Scarpetta, in tribunale si difende e attacca, più di un Principe del foro e smonta le accuse, è assolto.
Si affianca q questa bella opera di Martone, il film diretto da Sergio Rubini “I fratelli De Filippo”. Bravi i tre interpreti, così come tutto il cast su cui svetta un bravissimo Biagio Izzo nei panni Vincenzo Scarpetta, primogenito del grande Eduardo. Il film racconta l’ingiustizia vissuta dai tre ragazzi, i De Filippo, figli illegittimi di Eduardo Scarpetta. Cominciano a solcare il palco dai attori, poi gli stenti, le privazioni, per aver osato sfidare gli Scarpetta. Arriva il successo, perchè tra tanti stenti al grande commediografo napoletano, Eduardo aveva rubato l’arte.

Un balzo di mezzo secolo per arrivare alla Napoli di Maradona e la storia di un ragazzo che come tanti, me compreso, hanno vissuto quella magia. Il ragazzo di salva da un avvelenamento a Roccaraso con i genitori grazie alla partite del Napoli. Uno zio gli dice “È stata la mano di Dio”, con il chiaro riferimento a Maradona e quel goal rubato all’Inghilterra di mano ai mondiali del 1986. Paolo Sorrentino condisce questo film della sua Napoli, quella degli anni 90′ con una frase “…da Napoli non te ne vai mai veramente…”
Ancora oggi a trent’anni e passa da quegli eventi, ad un anno dalla morte di Diego, nulla sembra essere cambia nel cuore dei napoletani. Una poesia come solo il cinema sa regalare e Sorrentino interpretare sul grande schermo. Potrei essere fazioso per esperienza diretta ma quelli che dei tre film mi è piaciuto di più è stato “Qui rido io”. Aver messo sullo schermo Benedetto Croce, determinante per Scarpetta da consulente, o grandi poeti napoletani del primo novecento è stato davvero geniale.
Quella Napoli, non dimentichiamo del fermento culturale, come dicevo prima, ma anche la Napoli di “Santa Lucia“. La canzone classica napoletana di E.A. Mario, quella che comincia con “partene e bastimiente…”. La fuga verso un nuovo mondo di migliaia di napoletani continua oggi da allora ma tutti loro all’inizio del 900′ o i nostri figli oggi, hanno portato e portano nel cuore in quei luoghi Napoli. Sono andati via per non tornare più e forse ha ragione davvero Paolo Sorrentino: “Da Napoli non vai via mai veramente”.
E’ stato così per tanti emigranti.allors, è così oggi per noi napoletani che viviamo e che continueremo a viverla per sempre la nostra Napoli, da Eduardo a Maradona.
di gianni bianco