Dopo “The Last Dance” di Netflix con Michael Jordan e i suoi Chicago Bulls, anche in Italia si è andati sul Biopic in ambito sportivo. Prima il lancio di “Mi chiamo Francesco Totti”, dopo la discussa serie “Speravo de morì prima”, di Sky. Protagonista assoluto l’ormai ex capitano della Roma. Netflix, lancia il 26 maggio il Film “il Divin Codino” .
La storia racconta le gioie calcistiche (poche), le difficoltà (tante), del numero “10” più amato dagli Italiani. Con la regia di Letizia Lamarthe il film presenta nel cast il giovane Andrea Arcangeli che interpreta Roberto Baggio.
Insieme al debutto del giovane protagonista, attori conosciuti al grande schermo: Valentina Bellè, interprete del film di Donato Carrisi: “L’uomo nel labirinto”, Andrea Pennacchi (Florindo), il burbero padre di Baggio.
Le premesse c’erano tutte per un buon film, anche di natura nostalgica.
Purtroppo la visione ha deluso gran parte degli spettatori che si aspettava un racconto delle gesta epiche del “divin codino” sul rettangolo di gioco. La storia si divide in tre capitoli fondamentali della carriera di Baggio. L’inizio del film è difatti incentrata sul rapporto burrascoso col padre e sul primo grave infortunio della sua carriera.
La seconda parte è ambientata durante i mondiali di “U.S.A. 94“, stampato nella memoria di tutti noi per il celebre rigore mancato. Infine l’ultima parte del racconto si concentra sugli anni al Brescia e l’esclusione dal mondiale nippo-coreano del 2002. Il film propone la parte umana di Roberto Baggio, toccando diverse aspetti extra calcistici come l’avvicinamento alla religione Buddista.
Quello che ne viene fuori è un ritratto triste del calciatore. Baggio ha affrontato diversi ostacoli che ne hanno compromesso parzialmente il percorso professionale e umano, la sua completa realizzazione. Per quanto l’interpretazione degli attori sia più che discreta, la ricostruzione storica e l’ambientazione siano fedeli ai periodi rappresentati, il film presenta numerosi vuoti.
La trama e diversi personaggi secondari che assumono dei tratti macchiettistici (Arrigo Sacchi e Carlo Mazzone su tutti). Il risultato è un film eccessivamente compresso, che elimina parti fondamentali della carriera di Baggio. I club dove Baggio ha giocato, soprattutto le grandi: Juve, Milan, Bologna, Inter.
Insieme al Mondiale del ’94 negli U.S.A., Baggio ha disputato altri due mondiali, da protagonista, in Italia nel ’90 e il Francia nel ’98. Il risultato è un film frettoloso che passa rapidamente da un argomento all’altro senza dare il giusto grado di approfondimento al personaggio. Dopotutto, riassumere la carriera di Baggio in soli novantadue minuti è un’impresa titanica se non impossibile.
Molto probabilmente un format diverso, come quello delle “serie tv”, avrebbe dato il giusto grado di approfondimento ad una vera e propria icona degli anni ’90. Il film comunque merita di essere visto, in primis per l’ottima interpretazione del cast principale.
La visione darà la possibilità allo spettatore di rivivere in un’ora e mezza ricordi della propria gioventù. Soprattutto ricordare in qualche modo quelle emozioni e quegli attimi ai quali la figura del “divin codino” ci ha indissolubilmente legati.
di Marco Capasso