Il Napoli vince grazie a Osimhen, la sua forza d’urto è impressionante, la sua voracità animalesca è sbalorditiva, una vera “Iradidio”.
Marcatori: 19′ rig. Lookman (A), 23′ Osimhen (N), 35′ st Elmas (N)
Di solito due indizi fanno una prova per dire e la traversa di Kalulu a San Siro, quella di Lookman a Berghem, dovrebbero essere la riprova che per il Napoli, questo è l’anno giusto, quello della consacrazione. Non usiamo altri termini per mera scaramanzia, troppe convergenze positive per non lasciarsi andare a rosee previsioni, con gli azzurri partenopei prove e indizi non fanno testo.
Se ripercorriamo le tappe recenti del cammino della squadra partenopea, dove tra scudetti persi negli alberghi di Fiesole e qualificazioni Champions perse all’ultimo minuto nelle indimenticabili amnesie veronesi, per non dire della recente delusione avuta, nella prima stagione di Spalletti, dove fino al patatrac di Empoli sembrava tutto andasse bene, per poi risvegliarsi come nel peggiore degli incubi, si comprende appieno l’atteggiamento attendista e per nulla esaltato del tifoso media napoletano.
Troppe delusioni, troppi bocconi amari per lasciarsi andare a facili emozioni di vittoria. Il Napoli comunque c’è, ed è una realtà bellissima, anche ieri ha trovato il modo di vincere contro una squadra di pari livello. Lo ha fatto ancora in trasferta, con questa fanno quattro le vittorie fuori casa contro le dirette contendenti, vittorie mai uguali, ma simili, con protagonisti diversi.
A Roma sponda laziale, furono le giocate magiche de Kvaratskhelia a portare la vittoria; a Milano con i diavoli rossoneri, senza Osimhen ci pensò Simeone; a Roma contro Mourinho la prodezza del nigeriano portò il bottino pieno nelle casse azzurre; ieri a Bergamo contro l’Atalanta, senza il totem georgiano, si deve ancora tutto a Osimhen.
La sua forza d’urto è impressionante, la sua voracità animalesca è sbalorditiva, una vera “Iradidio”. Anche se la funzionalità magnifica di questa squadra è composta di vari strati. Certo Osimhen e i suoi compagni di reparto segnano e anche a raffica. La difesa è sempre ben messa dove spicca su tutti la forza del coreano Kim.
I partenopei ieri hanno avuto il lato destro un poco debole, dove l’Atalanta a più volte sfondato. Comunque gli azzurri hanno “tenuto botta“, grazie soprattutto all’ epicentro difensivo della squadra allenata da Spalletti. Rimane, a nostro parere, l’idea che il fulcro, il segreto di tutto sia il centrocampo.
Quando quei tre girano e sono in salute non ce ne è per nessuno. Quel trio di centrocampo sembra una sorta di filtro magico, con una regolarità di movimenti e di palleggio che ricorda a tratti la magnificenza del Barcellona di Iniesta – Busquets – Xavi, e del Real Madrid di Casemiro-Kroos-Modric.
Una sorta di orologio svizzero che scandisce il tempo favoloso dell’intera compagine partenopea. Un Napoli travolgente, entusiasmante, al di là degli interpreti, anche ieri la novità Elmas, che avrà fatto storcere il muso a non pochi, alla fine si è rivelata presenza preziosa importantissima.
Il Napoli vince contro la squadra migliore finora affrontata, in campionato, su di un campo difficile, in un ambiente ostico. A molti, dopo l’inizio scoppiettante degli uomini di Gasperini, sarà rimbombato di sicuro l’eco di quella gara di Coppa Italia, dove i bergamaschi schiacciarono e umiliarono la formazione azzurra. Ieri non è andata di certo così, anche se i nerazzurri orobici nel primo quarto d’ora di gioco hanno fatto temere il peggio.
I bergamaschi sembravano indemoniati, solo un difesa solida e un grande Meret, anche ieri decisivo su alcune parate. Per taluni non fa testo, del portierone azzurro si sottolineano solo gli eventuali errori, anche dove non esistono. Il Napoli ha resistito e è ripartito senza crucci, una squadra che anche ieri ha dimostrato quanto sia forte mentalmente.
Una partita al termine che si è rivelata, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, sinonimo di certezze, di qualità, di forza. Per i agazzi di Spalletti tecnicamente non è stata una gara giocata sui suoi standard abituali, bisogna di contro dire che di fronte c’era un avversario degno di questo nome. Momento magico per la “torcida” azzurra, dove vige la frase: “Se è un sogno non mi svegliate!”.
di Fiore Marro