Gianni Fiorellino – C’era una volta Peter Pan Rock Show.
Per tutti Gianni Fiorellino è un ormai un caposaldo della musica napoletana e neomelodica in particolare. Nel suo ambito è un rivoluzionario. Cerca sempre di innestare novità nel genere che ormai da anni rappresenta. Dall’alto dei suoi 13 dischi in studio, tra napoletano e italiano, riesce ad apportare l’ennesima novità nella musica neomelodica. Dopo aver introdotto l’idea hollywoodiana dello spettacolo nel suo primo Palapartenope datato 2018, bissato in quello del 2020 pre-pandemia, cala il tris proponendo al suo pubblico il rock duro, tendente addirittura al metal.
Fioravante Fiorellino, alias Zuccariello.
Esemplare è il suo ultimo disco, dell’anno scorso, C’era una volta Peter Pan, dedicato alla figura del padre, scomparso improvvisamente per un malore dopo il primo lockdown nel 2020. Come l’album, anche il live non poteva che essere dedicato alla persona che l’ha iniziato al mondo della musica. Gianni stesso racconta nell’incipit dello spettacolo che il padre, Fioravante Fiorellino, conosciuto da tutti come Zuccariello, era un amante del rock degli anni ’70. Chitarrista amatoriale, ha fatto ascoltare a suo figlio gruppi come i Deep Purple e musicisti come Richie Blackmore, Carlos Santana e Gary Moore.
Gianni Fiorellino: musica classica, prog rock e neomelodico.
Tendenzialmente Gianni è un pianista classico, ma rimase folgorato dai suoni di Jon Lord e Keith Emerson. Li replicava durante le numerose suonate insieme al padre negli eventi. La sua preparazione è diventata così importante da scrivere le musiche e gli arrangiamenti del suo primo disco nel 1993 (a soli 11 anni) dal titolo E io canto. Da allora un escalation di successi, un festival di Napoli vinto nel 2000, due festival di San Remo giovani, di tournée in Italia e nell’est europeo fino al rock show di qualche settimana fa.
La chitarra, il ruolo della famiglia e la figura della donna…
Effettivamente è stato uno spettacolo basato sulla chitarra e sulla figura del padre, ma ha avuto come filo conduttore il ruolo della donna nella nostra società e nel mondo dello spettacolo. Il live comincia con l’Adagio di Albinoni suonato a tre chitarre (dal nostrano Vincenzo Battaglia, passando per il funambolico giovane romano Edoardo Taddei allo stesso Gianni) e dal Concerto n. 4 di Paganini, tutto rigorosamente in versione malmsteeniana. Il trio è supportato dalla grande sezione ritmica formata dal bassista Pasquale De Angelis e dal batterista (in doppia cassa) Mariano Barba. L’atmosfera è religiosa, dark e barocca allo stesso tempo, coadiuvata dagli arrangiamenti scritti dallo stesso Gianni.
L’amicizia, i Deep Purple e Paola Pezone.
Reinterpretato il primo brano (“‘Stu cumpagno mio”) dedicato all’amicizia, la scaletta va avanti coi maggiori successi del cantante partenopeo intervallati da accenni e citazioni al genere che tanto il padre amava. In “Tu sì ‘a fine d’o munno” è palese il tema di “Lazy”, mentre la super hit “Avvisala a’ mamma” è anticipata dall’intro di “Child in Time” suonata dallo stesso Fiorellino all’organo Hammond col fidato Lesley. La prima ospite femminile è la giovane Paola Pezone che entra sulle note del brano “Stai sbaglianne ancora” per poi bissare con il recente singolo “Vulesse sape’” in duetto proprio con Gianni. Il brano farà parte di un disco che proprio Gianni Fiorellino sta componendo, arrangiando e registrando con l’aiuto dello storico paroliere Vincenzo D’Agostino. Immediatamente dopo il brano disco “Un’attrazione fatale” diventa “Smoke on the Water”.
Giusy Attanasio, la figura materna e i figli.
Poco più che a metà concerto fa il suo ingresso sulla scena la celebre Giusy Attanasio, “mezzana”, artisticamente parlando, del filo rosso tessuto dalla mente di Gianni. I due si esibiscono in una versione piano e voce sul famoso pezzo scritto sempre dal coppia D’Agostino-Fiorellino “Quando gli amanti non piangono” di Giusy. Poi è il momento della recente hit di Gianni “Eterno ammore”. E’ la volta dell’intimo “‘A mamma è sempre ‘a mamma” dedicato alla madre e scritto prima della sua recente e prematura scomparsa. Dopo la versione tango/rock di “Malatia”, Gianni concentra l’attenzione sui brani dedicati ai suoi tre figli, citando addirittura in più parti i Led Zeppelin. La versione punk/ska di “Manname ‘a posizione” anticipa il brano jazzato dedicato alla moglie “Carme’”.
Monica Sarnelli, la moglie Melania e il pubblico.
Arrivati quasi alla fine, l’ultimo ospite è la cantante Monica Sarnelli. Bello è il duetto con Gianni nella sua cover “Chesta sera” di Nino D’Angelo, in versione Toto. Su “Overo se po’ ffa’” è romantico l’intervento in abito da sposa della moglie Melania, simboleggiando il rinnovamento del loro matrimonio. Lo spettacolo è un continuo crescendo e il brano “Lui che ne sa” chiosa con accenni al “Volo del calabrone” e a “La ciarda”. Quasi distraggono il pubblico dalla volata del cantautore verso un pianoforte al centro della platea. Qui intonerà le sue classiche ballate, recenti e non, epilogando con la famosissima “Voglio parla’ cu’ tte”.
Gianni Fiorellino: Sono sempre io, chiusura e lascito.
Non a caso su “Sono sempre io” Gianni torna sul palco principale passando praticamente in mezzo al pubblico, concludendo lo spettacolo con il brano “C’era una volta Peter Pan”. Chiaro è un accenno a “Shine on Your Crazy Diamonds” dei Pink Floyd e particolare è il suo assolo di chitarra prima della fine del brano. Insomma un live raro a cui può assistere il pubblico neomelodico, sia a livello scenico che musicale. Un rischio che in pochi si sarebbero presi e questo accade quando un artista rispetta la sua passione per la musica. Questo è Gianni Fiorellino.
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