Eppure guardare la gara, almeno fino al gol di Lozano, c’era la sensazione che la partita fosse ancora in bilico. Differenti erano le motivazioni e la diversità di volume di gioco. Gli azzurri sempre propositivi e padroni del rettangolo di gioco, hanno dominato dal punto di vista tecnico.
Il Napoli comunque ha subito una rete nell’unica occasione gol degli avversari, tutto questo induce talvolta a non dormire sugli allori. L’esperienza ci ha insegnato che sono proprio le gare come queste che complicano gli obiettivi, compromettendo un’intera stagione. Ma non è andata così, perché la determinazione dei partenopei è stata al limite della perfezione.
Inutile nascondere che la chiave di volta della stagione è stata la consacrazione di Victor Osimhen, che comincia a prendere per mano il Napoli. Il nigeriano è insostituibile, più delle geometrie di Demme, delle corse a perdifiato di Di Lorenzo, soprattutto è diventato un riferimento continuo in attacco.
Osimhen è finalmente salito agli albori, diventando di fatto il riferimento indiscusso del vertice alto azzurro. Anche ieri, tra l’altro come da qualche tempo, si è visto il vero Fabian Ruiz. Contro il Cagliari aveva steccato. Da mesi, dopo i postumi del Covid, l’andaluso insieme a Piotr Zielinsky inventa un calcio sublime.
Tutto questo davvero ci lascia l’amaro in bocca. Perché con un minimo di accortezza, di esperienza, un allenatore migliore, questo gruppo avrebbe tranquillamente potuto giocarsela alla pari con Conte. Mentre invece è ancora maledettamente in bilico per una qualificazione Champions, che rimane comunque il minimo sindacale.
Una squadra compatta che accorcia e allunga all’unisono, i calciatori a disposizione ne sono gli interpreti. In campo svolgono si il compito assegnato ma aggiungono le loro caratteristiche tecniche. Amir Rrahmani lo sta dimostrando, concentrazione e fisicità, sempre più padrone del ruolo, consapevole dei propri mezzi.
Un acquisto lungimirante, quello del calciatore Kosovaro, che tornerà utile al Napoli nelle prossime stagioni. Continua a deludere Manolas. Anche contro Okaka ha miseramente toppato, come con Pavoletti, come con la metà degli antagonisti marcati.Una stagione fallimentare, insieme a quella di Mario Rui, Maksimovic, Bakayoko (anche se ieri il centrocampista ha giocato bene).
Rimangono i punti deboli della formazione, la società deve ottimizzare ancora di più la “rosa” dei calciatori. Peccato davvero non essere stati in grado di entrare nel vero spirito di questa squadra. La conduzione tecnica ha cominciato a fare il proprio mestiere nel momento in cui gli è stato vietato di andare a fare il “guitto” simpatico nelle Tv amiche.
Con la diciottesima realizzazione in campionato del capitano Lorenzo Insigne il Napoli ha già toccato cento in gol in stagione. Imaginate cosa avrebbe potuto combinare agli avversari, questa squadra se avesse avuto quel minimo di “garra”, assente nei calciatori azzurri. L’unico difetto del Napoli, assieme a un allenatore inesperto, la mancanza di cattiveria agonistica che ha contraddistinto l’Inter di quest’anno.
La prima delle tre “finali” per entrare in Champions è stata archiviata con una prestazione sontuosa. Per le ultime due gare, gli azzurri, ci mettano testa e cuore. Per i tifosi azzurri una meta dolorosa Firenze, che, resterà per sempre “la partita dove il Napoli rimase in albergo”, subito dopo il furto di San Siro.
di Fiore Marro