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sabato, Luglio 27, 2024

PALAZZO SAN GIACOMO – Aperta la corsa.

Dopo tentennamenti, passi avanti, dietrofront, candidature fasulle, finalmente il campo si schiarisce per le prossime amministrative di Napoli. La competizione tra aspiranti primi cittadini del capoluogo campano prende forma.

Dopo tentennamenti, passi avanti, dietrofront, candidature fasulle, finalmente il campo si schiarisce per le prossime amministrative di Napoli per Palazzo San Giacomo. La competizione tra aspiranti primi cittadini del capoluogo campano prende forma. La prima candidata è stata l’attuale Assessore del Comune partenopeo Alessandra Clemente.

Lanciata dal partitino arancione di de Magistris non è appoggiata però da tutta quella che oramai fu la sua coalizione. Sinistre più e meno estreme, Verdi, liste civiche, singoli ex leader di Centrosinistra e Centrodestra locali saliti sull’allora carro vincente salvo scenderne per opportunismo.

Poi è stato il momento della candidatura solitaria dello storico Sindaco di Napoli nonché governatore della Campania, Antonio Bassolino, candidatosi con a seguito una claque di vecchi amici. Dopodiché c’è stato lo stallo per quasi un anno. Sia il P.D. sia il Centrodestra sia i Cinquestelle hanno solo preso tempo.

Aspettavano l’evoluzione della politica nazionale, qualche nome decente da proporre, visti zombie e vampiri costretti a presentare nelle due precedenti elezioni (2012-2016)
Il pantano è stato nel frattempo un po’ smosso solo da un paio di candidature “civetta”.

Nomi probabilmente proposti per aprire in realtà tavoli di trattativa e strappare alleanze convenienti agli eventuali veri aspiranti allo scranno più alto di Palazzo San Giacomo. Tali sono quelli di Sergio Rastrelli a destra e di Sergio D’Angelo a destra. L’Avvocato Rastrelli è stato sostenuto da Fratelli d’Italia col placet sibillino dell’incerta Meloni.

Il già bassoliniano e poi “demagistristiano critico” Sergio D’Angelo, patron del Consorzio di Cooperative GESCO,. È stato finora appoggiato da un appello di personaggi della società civile, nomi noti soltanto nei salotti radical chic. Comunque entrambi i Sergio hanno nei fatti sempre sostenuto di fare un passo indietro laddove emergessero candidature affini e più forti con cui potersi alleare.

Durante questi ultimi giorni di maggio arriva dunque la svolta. Il primo nome a scendere in campo il candidato sindaco invocato da mesi fortemente dalla Lega, con poca verve da Forza Italia, il magistrato Catello Maresca. Quest’ultimo si dichiara il <<candidato di Maresca e della gente>> con estrazione <<cattolica e moderata>>, anche se non chiude le porte alle destre.

Inoltre il P.M. esclude a priori il dialogo con chi ha situazioni torbide sul piano giudiziario(i media leggono un riferimento ai Cesaro!). Poi entra subito in scena anche Gaetano Manfredi, ex Ministro dell’Università del Governo Conte e prima ancora rettore della Federico II. Manfredi si presenta con uno schieramento politico più chiaro.

L’asse tra Partito Democratico, il nuovo Movimento 5Stelle di Conte e Articolo1 del Ministro Speranza. Peraltro è in attesa di adesioni da parte del “pacchetto” del Presidente Vincenzo De Luca e di altre sigle minori tra ecologisti. liberali del fronte Bonino-Calenda, gruppetti sparsi di socialisti, qualche civico dell’ultima ora e perché non qualche pezzo di sinistra “dura e pura”. La stessa sinistra scesa già dalle nave di de Magistris dopo aver goduto di poltroncine e un po’ di visibilità.

Sul piano dei programmi non c’è ancora nulla di consistente ma dalle prime dichiarazioni si intravedono delle linee.
La pur brava Clemente ribadisce solo la promessa di continuità con le politiche della Giunta che ha governato finora la città. Le si può dire di restare una personalità corretta e coerente ma non ha presentato un piano articolato di amministrazione.

Del resto ha l’attenuante dello smarrimento, dato che il sindaco uscente è totalmente dedicato alla sua campagna elettorale come Governatore in Calabria e l’ha lasciata letteralmente col cerino in mano (come si suol dire), con poche possibilità di ottenere un risultato significativo alla luce della situazione che si sta delineando.


Bassolino e D’Angelo restano in sordina anche sulle prospettive. Rastrelli è sparito.Poca sostanza per ora pure nei proclami di Maresca che sembra puntare inizialmente soltanto sulla sua immagine mediatica, resa robusta dal suo curriculum di P.M. antimafia.


Staremo a vedere se proporrà cose interessanti o se cadrà nella pura retorica securitaria. Manfredi è l’unico che ha cominciato col botto. Per superare i suoi scetticismi a schierarsi nella corsa a governare la principale città del meridione, ha preteso un “Patto per Napoli” dal tridente Letta-Conte-Speranza. I tre sono i leader dei principali partiti che lo sostengono, essendo queste forze organiche al Governo che dovrebbe garantire questo accordo se esso resta in carica almeno per un altro annetto.

Si parla di un modello tipo quello usato per Roma negli anni scorsi, con un commissario che aggiusti le casse dell’amministrazione (sia riscuotendo crediti sia con appositi budget statali) e con una catena di fondi straordinari da investire nello sviluppo di un’area metropolitana nevralgica per tutto il paese.

Ovviamente si tratta di chiacchiere per adesso, tuttavia Gaetano Manfredi ha quanto meno il merito di aver centrato il punto. Anche se il progetto accennato poco sopra sembra difficile da far combaciare veramente con la visione governativa del Premier Mario Draghi(che invece dovrebbe patrocinare tutto ciò). L’ex ministro è diretta espressione del comando europeo che non concepisce decentramenti. Ha sempre preteso tagli, imposto l’obbligo dei pareggi di bilancio a partire proprio dagli enti locali.

Il dibattito di questa tornata, per aver senso, dovrebbe concentrarsi proprio sulla questione che Manfredi ha introdotto e che Luigi de Magistris avrebbe dovuto avere il coraggio di affrontare in un decennio invece di glissare. Un tema che il sindaco uscente avrebbe dovuto porre o col dialogo tra istituzioni oppure (essendo stato, a torto o a ragione, isolato rispetto agli esecutivi degli ultimi dieci anni), con la ribellione (stile Catalogna) da lui sempre paventata ma mai praticata: leggi speciali, soldi e autonomia per Napoli Metropoli ovvero tutto ciò che serve per riportare su questo territorio la ricchezza che esso ha ceduto all’Italia sin dalla sua nascita.

Questa è la partita per Palazzo San Giacomo e chi guiderà questa città in futuro o la gioca o continuerà a lasciare i napoletani in una grigia tribuna laterale.

di Enzo Arena

Dopo tentennamenti, passi avanti, dietrofront, candidature fasulle, finalmente il campo si schiarisce per le prossime amministrative di Napoli per Palazzo San Giacomo. La competizione tra aspiranti primi cittadini del capoluogo campano prende forma. La prima candidata è stata l’attuale Assessore del Comune partenopeo Alessandra Clemente.

Lanciata dal partitino arancione di de Magistris non è appoggiata però da tutta quella che oramai fu la sua coalizione. Sinistre più e meno estreme, Verdi, liste civiche, singoli ex leader di Centrosinistra e Centrodestra locali saliti sull’allora carro vincente salvo scenderne per opportunismo.

Poi è stato il momento della candidatura solitaria dello storico Sindaco di Napoli nonché governatore della Campania, Antonio Bassolino, candidatosi con a seguito una claque di vecchi amici. Dopodiché c’è stato lo stallo per quasi un anno. Sia il P.D. sia il Centrodestra sia i Cinquestelle hanno solo preso tempo.

Aspettavano l’evoluzione della politica nazionale, qualche nome decente da proporre, visti zombie e vampiri costretti a presentare nelle due precedenti elezioni (2012-2016)
Il pantano è stato nel frattempo un po’ smosso solo da un paio di candidature “civetta”.

Nomi probabilmente proposti per aprire in realtà tavoli di trattativa e strappare alleanze convenienti agli eventuali veri aspiranti allo scranno più alto di Palazzo San Giacomo. Tali sono quelli di Sergio Rastrelli a destra e di Sergio D’Angelo a destra. L’Avvocato Rastrelli è stato sostenuto da Fratelli d’Italia col placet sibillino dell’incerta Meloni.

Il già bassoliniano e poi “demagistristiano critico” Sergio D’Angelo, patron del Consorzio di Cooperative GESCO,. È stato finora appoggiato da un appello di personaggi della società civile, nomi noti soltanto nei salotti radical chic. Comunque entrambi i Sergio hanno nei fatti sempre sostenuto di fare un passo indietro laddove emergessero candidature affini e più forti con cui potersi alleare.

Durante questi ultimi giorni di maggio arriva dunque la svolta. Il primo nome a scendere in campo il candidato sindaco invocato da mesi fortemente dalla Lega, con poca verve da Forza Italia, il magistrato Catello Maresca. Quest’ultimo si dichiara il <<candidato di Maresca e della gente>> con estrazione <<cattolica e moderata>>, anche se non chiude le porte alle destre.

Inoltre il P.M. esclude a priori il dialogo con chi ha situazioni torbide sul piano giudiziario(i media leggono un riferimento ai Cesaro!). Poi entra subito in scena anche Gaetano Manfredi, ex Ministro dell’Università del Governo Conte e prima ancora rettore della Federico II. Manfredi si presenta con uno schieramento politico più chiaro.

L’asse tra Partito Democratico, il nuovo Movimento 5Stelle di Conte e Articolo1 del Ministro Speranza. Peraltro è in attesa di adesioni da parte del “pacchetto” del Presidente Vincenzo De Luca e di altre sigle minori tra ecologisti. liberali del fronte Bonino-Calenda, gruppetti sparsi di socialisti, qualche civico dell’ultima ora e perché non qualche pezzo di sinistra “dura e pura”. La stessa sinistra scesa già dalle nave di de Magistris dopo aver goduto di poltroncine e un po’ di visibilità.

Sul piano dei programmi non c’è ancora nulla di consistente ma dalle prime dichiarazioni si intravedono delle linee.
La pur brava Clemente ribadisce solo la promessa di continuità con le politiche della Giunta che ha governato finora la città. Le si può dire di restare una personalità corretta e coerente ma non ha presentato un piano articolato di amministrazione.

Del resto ha l’attenuante dello smarrimento, dato che il sindaco uscente è totalmente dedicato alla sua campagna elettorale come Governatore in Calabria e l’ha lasciata letteralmente col cerino in mano (come si suol dire), con poche possibilità di ottenere un risultato significativo alla luce della situazione che si sta delineando.


Bassolino e D’Angelo restano in sordina anche sulle prospettive. Rastrelli è sparito.Poca sostanza per ora pure nei proclami di Maresca che sembra puntare inizialmente soltanto sulla sua immagine mediatica, resa robusta dal suo curriculum di P.M. antimafia.


Staremo a vedere se proporrà cose interessanti o se cadrà nella pura retorica securitaria. Manfredi è l’unico che ha cominciato col botto. Per superare i suoi scetticismi a schierarsi nella corsa a governare la principale città del meridione, ha preteso un “Patto per Napoli” dal tridente Letta-Conte-Speranza. I tre sono i leader dei principali partiti che lo sostengono, essendo queste forze organiche al Governo che dovrebbe garantire questo accordo se esso resta in carica almeno per un altro annetto.

Si parla di un modello tipo quello usato per Roma negli anni scorsi, con un commissario che aggiusti le casse dell’amministrazione (sia riscuotendo crediti sia con appositi budget statali) e con una catena di fondi straordinari da investire nello sviluppo di un’area metropolitana nevralgica per tutto il paese.

Ovviamente si tratta di chiacchiere per adesso, tuttavia Gaetano Manfredi ha quanto meno il merito di aver centrato il punto. Anche se il progetto accennato poco sopra sembra difficile da far combaciare veramente con la visione governativa del Premier Mario Draghi(che invece dovrebbe patrocinare tutto ciò). L’ex ministro è diretta espressione del comando europeo che non concepisce decentramenti. Ha sempre preteso tagli, imposto l’obbligo dei pareggi di bilancio a partire proprio dagli enti locali.

Il dibattito di questa tornata, per aver senso, dovrebbe concentrarsi proprio sulla questione che Manfredi ha introdotto e che Luigi de Magistris avrebbe dovuto avere il coraggio di affrontare in un decennio invece di glissare. Un tema che il sindaco uscente avrebbe dovuto porre o col dialogo tra istituzioni oppure (essendo stato, a torto o a ragione, isolato rispetto agli esecutivi degli ultimi dieci anni), con la ribellione (stile Catalogna) da lui sempre paventata ma mai praticata: leggi speciali, soldi e autonomia per Napoli Metropoli ovvero tutto ciò che serve per riportare su questo territorio la ricchezza che esso ha ceduto all’Italia sin dalla sua nascita.

Questa è la partita per Palazzo San Giacomo e chi guiderà questa città in futuro o la gioca o continuerà a lasciare i napoletani in una grigia tribuna laterale.

di Enzo Arena

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