Pietro Genovese la notte del 21 dicembre 2019 investì e uccise due ragazze di 16 anni, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. Roma, Corso Francia, appena tre anni e sette mesi fa, due vite spezzate. I giudici della Corte d’appello della Capitale, secondo quanto prevede la legge per le sentenze passate in giudicato, hanno disposto che Pietro Genovese torni in libertà.
Da precisare che per Pietro Genovese a luglio i magistrati avevano sentenziato l’obbligo di dimora. La bravura degli avvocati e leggi sempre a favore di chi delinque, hanno determinato questa mostruosità. Adesso si attendere la decisione del Tribunale di Sorveglianza sul residuo di pena, circa tre anni e sette mesi ma, visto l’andazzo, ci sarà la libertà.
Per essere precisi la sentenza di condanna a cinque anni e quattro mesi, è diventata definitiva a luglio, concordata in appello dalla difesa. Eppure si è tanto parlato di omicidio della strada, pene più severe, macché, forse se fossero stati investiti due animali almeno si sarebbero sollevati gli animalisti. Nessuno ad oggi, tranne l’informazione, per Gaia e Camilla, si indigna.
Al parlamento gi “onesti” si godono le ferie comuniciate tre anni orsono, tutto spesato, dentista compreso. Da padre immagino la vergogna dei familiari delle due ragazze, dopo il dolore, sentirsi dei pezzenti per una giustizia ingiusta. Spesso, quasi sempre, la giustizia e le sentenze, dipendono dalla bravura degli avvocati e dalle tasche dei cittadini ovviamente.
Due ragazze morte sulla strada in una giornata d’inverno. Al volante un giovane assassino, questa la storia, punto. Non ci resta che piangere e sentirsi offesi da queste cose e soprattutto essere solidali con i familiari di Gaia e Camilla. Il loro dolore, cominciato tre anni e sette mesi fa, non svanirà mai, fino all’ultimo istante della loro triste vita. Forse la giustizia era l’unico sollievo ma l’Italia non è un paese per giusti.
di Luigi Eucalipto