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sabato, Luglio 27, 2024

ROMA – NAPOLI  0 a 1  :e  ‘O Ciuccio vola solitario in classifica.

Questo Napoli è un dono di Dio, i calciatori sembrano tanti piccoli maradonini.

Roma – Napoli 0-1 : Marcatore: 80’ Osimhen

Gli azzurri di Luciano Spalletti somigliano sempre di più a quel motivetto di Gian Pieretti, Pietre, che andava di moda alla fine degli anni 60: “Tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre, qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai”.

Con la differenza che le pietre, in questo caso i gol, le scaglia il Napoli, talvolta bello quando si ritrova a giocare contro avversari che preferisco giocare a calcio, come il Liverpool, l’Ayax, la Lazio, e talvolta brutto, quando è costretto a misurarsi con squadra composte da cagnacci, come questa Roma di Mourinho, che ha preferito giocare a calci.

I partenopei escono vincitore, dal match clou della giornata,  nonostante un rigore netto annullato, e crediamo che la pattuglia di Spalletti, debba cominciare a entrare nell’ottica che non sarà solo il terreno di gioco a decidere le sorti delle prossime partite, siamo adusi oramai da anni a queste manovre poco limpide.

Il Napoli vince nonostante un catenaccio in stile Padova di Nereo Rocco degli anni 50, con Chris Smalling nel ruolo che fu di Aurelio Scagnellato, appunto nella squadra bianco scudata veneta, una difesa arcigna quella giallorossa, composta da calciatori che al massimo si esaltano per avere conquistato,l.

Dopo 10 minuti di assedio subito a opera napoletana, un fallo laterale, in una gara che ha visto un Kvaratskhelia semi assente giustificato, che forse da ragazzino si sarà impressionato nel vedere il film Frankenstein, per poi  ritrovarselo di fronte, sotto le mentite spoglie di un tale  Gianluca Mancini, che in verità è la reincarnazione del personaggio mostruoso disegnato da Mary Shelley.

Talmente simili da impressionare il fuoriclasse georgiano, che non è apparso, nella sua migliore giornata, probabile che avendoci abitati troppo bene, un poco ci siamo rimasti male nel non vederlo incidere, nella gara.

Mourinho che ha messo una sorta di Bus davanti alla porta di Rui Patricio, ha rinunciato a giocare, esortando la sua pattuglia composta da killer autorizzati a non cambiare atteggiamento tattico, fino al termine.

Forse temeva una goleada e ha preferito non giocare e non far giocare gli azzurri, uscendone con le mani comunque vuote e regalandoci uno spettacolo sportivo pietoso, fatto di falli cattivi e urla e lamenti continui nei confronti della terna o quaterna o cinquina arbitrale, figura pessima.

Il Vesuvio quindi erutta anche nella capitale nonostante gli errori tattici di Luciano Spalletti, che mai come ieri doveva schierare in avanti, i palleggiatori e non i frangiflutti, visto che la Rometta si è rintanata in difesa come l’ultimo Carpi di Castori.

Magari, come è già accaduto ultimamente, schierare poi a 30 minuti dalla fine Osimhen, che avrebbe finito il lavoro iniziato da Raspadori, ma poi per la gioia della torcida partenopea, proprio il nigeriano, il novello Figlio del Vento, ha risolto la questione, inventando un gol meraviglioso, scaraventando in rete, il pallone che ha dato i tre punti agli azzurri.

Tre punti meritati, per la voglia di vincere che ha da subito mostrato di volere il Napoli, padrone del campo, dal primo al fischio finale, nonostante le accortezze difensive del tecnico portoghese. Nella giornata più difficoltosa, gli azzurri staccano i diretti avversari dell’Atalanta, prossima squadra che affronteranno in trasferta.

Tasferte che però a quanto pare non sono un tabù, per i ragazzi di Spalletti, che hanno fatto bottino pieno, nelle tre gare con gli avversari di pari livello, fuori casa, a San Siro con il Milan e a Roma con entrambe le squadre della città capitolina. Questo Napoli è un dono di Dio.

I calciatori sembrano tanti piccoli maradonini, anche quelli che non giocano, una simbiosi perfetta di cosa vuol dire squadra, collettivo, sarà lo spirito calato dall’alto dell’indimenticabile Pibe, che forse sta incidendo su tutto questo o forse più semplicemente la certezza del gruppo di sentirsi forti.

Certo la stagione è ancora lunga e poi ci sarà la novità di un campionato che si fermerà, cosa mai accaduta finora, una pausa di quasi due mesi, nel frattempo sognare non è peccato e calpestare i sogni del popolo napoletano invece si, quindi lunga vita al Napoli e alla sua bellezza pedatoria.

di Fiore Marro

Questo Napoli è un dono di Dio, i calciatori sembrano tanti piccoli maradonini.

Roma – Napoli 0-1 : Marcatore: 80’ Osimhen

Gli azzurri di Luciano Spalletti somigliano sempre di più a quel motivetto di Gian Pieretti, Pietre, che andava di moda alla fine degli anni 60: “Tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre, qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai”.

Con la differenza che le pietre, in questo caso i gol, le scaglia il Napoli, talvolta bello quando si ritrova a giocare contro avversari che preferisco giocare a calcio, come il Liverpool, l’Ayax, la Lazio, e talvolta brutto, quando è costretto a misurarsi con squadra composte da cagnacci, come questa Roma di Mourinho, che ha preferito giocare a calci.

I partenopei escono vincitore, dal match clou della giornata,  nonostante un rigore netto annullato, e crediamo che la pattuglia di Spalletti, debba cominciare a entrare nell’ottica che non sarà solo il terreno di gioco a decidere le sorti delle prossime partite, siamo adusi oramai da anni a queste manovre poco limpide.

Il Napoli vince nonostante un catenaccio in stile Padova di Nereo Rocco degli anni 50, con Chris Smalling nel ruolo che fu di Aurelio Scagnellato, appunto nella squadra bianco scudata veneta, una difesa arcigna quella giallorossa, composta da calciatori che al massimo si esaltano per avere conquistato,l.

Dopo 10 minuti di assedio subito a opera napoletana, un fallo laterale, in una gara che ha visto un Kvaratskhelia semi assente giustificato, che forse da ragazzino si sarà impressionato nel vedere il film Frankenstein, per poi  ritrovarselo di fronte, sotto le mentite spoglie di un tale  Gianluca Mancini, che in verità è la reincarnazione del personaggio mostruoso disegnato da Mary Shelley.

Talmente simili da impressionare il fuoriclasse georgiano, che non è apparso, nella sua migliore giornata, probabile che avendoci abitati troppo bene, un poco ci siamo rimasti male nel non vederlo incidere, nella gara.

Mourinho che ha messo una sorta di Bus davanti alla porta di Rui Patricio, ha rinunciato a giocare, esortando la sua pattuglia composta da killer autorizzati a non cambiare atteggiamento tattico, fino al termine.

Forse temeva una goleada e ha preferito non giocare e non far giocare gli azzurri, uscendone con le mani comunque vuote e regalandoci uno spettacolo sportivo pietoso, fatto di falli cattivi e urla e lamenti continui nei confronti della terna o quaterna o cinquina arbitrale, figura pessima.

Il Vesuvio quindi erutta anche nella capitale nonostante gli errori tattici di Luciano Spalletti, che mai come ieri doveva schierare in avanti, i palleggiatori e non i frangiflutti, visto che la Rometta si è rintanata in difesa come l’ultimo Carpi di Castori.

Magari, come è già accaduto ultimamente, schierare poi a 30 minuti dalla fine Osimhen, che avrebbe finito il lavoro iniziato da Raspadori, ma poi per la gioia della torcida partenopea, proprio il nigeriano, il novello Figlio del Vento, ha risolto la questione, inventando un gol meraviglioso, scaraventando in rete, il pallone che ha dato i tre punti agli azzurri.

Tre punti meritati, per la voglia di vincere che ha da subito mostrato di volere il Napoli, padrone del campo, dal primo al fischio finale, nonostante le accortezze difensive del tecnico portoghese. Nella giornata più difficoltosa, gli azzurri staccano i diretti avversari dell’Atalanta, prossima squadra che affronteranno in trasferta.

Tasferte che però a quanto pare non sono un tabù, per i ragazzi di Spalletti, che hanno fatto bottino pieno, nelle tre gare con gli avversari di pari livello, fuori casa, a San Siro con il Milan e a Roma con entrambe le squadre della città capitolina. Questo Napoli è un dono di Dio.

I calciatori sembrano tanti piccoli maradonini, anche quelli che non giocano, una simbiosi perfetta di cosa vuol dire squadra, collettivo, sarà lo spirito calato dall’alto dell’indimenticabile Pibe, che forse sta incidendo su tutto questo o forse più semplicemente la certezza del gruppo di sentirsi forti.

Certo la stagione è ancora lunga e poi ci sarà la novità di un campionato che si fermerà, cosa mai accaduta finora, una pausa di quasi due mesi, nel frattempo sognare non è peccato e calpestare i sogni del popolo napoletano invece si, quindi lunga vita al Napoli e alla sua bellezza pedatoria.

di Fiore Marro

© Riproduzione riservata

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